A duecento anni dalla nascita, Reggio Emilia dedica un’ampia retrospettiva ad Antonio Fontanesi, indiscusso protagonista della pittura dell’Ottocento italiano ed europeo. Interprete impareggiabile del paesaggio nelle novità del suo tempo, uomo inquieto nella vita e innovativo sperimentatore nell’arte, fu tra i più intimamente partecipi al movimento romantico europeo. La sua eredità artistica si inoltra nel Novecento, culla della modernità, ed è leggibile sino alla fine del Secolo breve.

E dunque la mostra ‘Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri’ – dal 6 aprile 2019 al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, città natale del pittore e incisore – restituirà l’inconfondibile poetica fontanesiana e la ricercherà nel successivo discorso artistico novecentesco.

Promossa dai Musei Civici di Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione Torino Musei-Galleria d’arte moderna e la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, la mostra è realizzata in partenariato con la Regione Emilia-Romagna – Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali, la Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia ‘Pietro Manodori’, Destinazione Turistica Emilia, Unioncamere Emilia-Romagna, Camera di commercio di Reggio Emilia, Apt Servizi, col contributo Art Bonus di Car Server, Credem, Iren.

“La nostra città offre un tributo e una riflessione su Antonio Fontanesi, uno dei suoi figli più illustri, tra i massimi artisti dell’Ottocento, con una mostra e un insieme di iniziative culturali di grande respiro, profondità e rilievo culturale – ha detto il sindaco Luca Vecchi incontrando la stampa – Si tratta dell’esito più recente di una ideazione ambiziosa, di una capacità realizzativa e di una continuità di progetto culturale, che hanno caratterizzato i nostri Musei Civici in particolare dal 2013 ad oggi. La mostra per il bicentenario di Fontanesi, così come le altre recenti o in corso, da On the road sulla Via Emilia a Tutti i colori delle stelle su Angelo Secchi, e il percorso di riqualificazione e valorizzazione del Palazzo dei Musei con le sue collezioni che vedrà compiersi una tappa importante la prossima primavera, sono segno, per nulla scontato, della capacità di dare concretezza ai progetti con passione e competenza”.

“Nell’antica querelle sulla pittura dell’Ottocento francese e italiana, spesso appare che la titolarità e la predominanza dell’arte in quel periodo sia dei cugini d’Oltralpe. In realtà, non è affatto così e Antonio Fontanesi, tra i massimi, più intimi, idealistici e tormentati maestri del Romanticismo italiano ed europeo, lo dimostra pienamente”, ha spiegato Elisabetta Farioli direttore dei Musei Civici e co-curatrice della mostra.

“La rilevanza di Fontanesi – ha aggiunto – è riconosciuta costantemente tanto nelle analisi critiche della sua opera, quanto nell’influenza che egli ha esercitato su tutto il Novecento e proprio per questo motivo la mostra, che offrirà un’eccezionale rassegna dei principali lavori del Fontanesi fra cui il celebre paesaggio Dopo la pioggia custodito e sino ad ora mai uscito dalla Galleria di Palazzo Pitti, allarga lo sguardo su altri maestri sino a Pellizza da Volpedo e Burri. E in tema di influenza ed eredità artistica, non sarà trascurata la sensibilità di Fontanesi per altre culture e mondi, a cominciare dall’Oriente, dove visitò il Giappone trasmettendo le tecniche della pittura ad olio e introducendo l’uso della Prospettiva.

“Il nostro intento – ha concluso Farioli – è offrire una retrospettiva artistica e culturale compiuta, in grado di suscitare interesse in un ambito di pubblico ampio e che comprenda anche le più giovani generazioni, come merita quello che sena dubbio è stato il massimo artista reggiano. Per questo i Musei Civici di Reggio Emilia hanno intessuto rapporti assai proficui in questa occasione con la Fondazione Torino Musei-Galleria d’arte moderna dove esiste il nucleo più importante delle opere di Fontanesi e con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, che custodisce altre importanti testimonianze del pittore. Perciò offriremo iniziative culturali collaterali e di approfondimento, quale già da domani il ciclo di incontri ‘Aspettando Fontanesi’. E tutto questo grazie anche al sostengo dei nostri sponsor e partner, con i quali abbiamo un rapporto consolidato”.

Curata da Virginia Bertone, Elisabetta Farioli, Claudio Spadoni, l’esposizione ‘Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri’ ricostruisce attraverso le più importanti opere di Fontanesi il percorso dell’artista e intende offrire un nuovo contributo critico alla sua conoscenza, mostrando l’influenza che la sua pittura ha avuto negli artisti che dopo di lui si sono riconosciuti nel suo particolare approccio alla natura e al paesaggio, sospeso tra l’esigenza di rappresentazione del vero e l’urgenza di esprimerne le più intime emozioni.

I dipinti di Antonio Fontanesi provenienti da importanti musei e collezioni italiane sarà posta a confronto con la produzione degli artisti che la critica ha collegato con la sua produzione, individuandone possibili motivi di ispirazione in un arco cronologico che dagli anni Ottanta dell’Ottocento arriva fino agli anni Sessanta del Novecento.

Saranno documentati i rapporti con la cultura simbolista e divisionista attraverso opere di Vittore Grubicy, Leonardo Bistolfi, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli ma anche la sua ripresa negli anni Venti ad opera di Carlo Carrà, Felice Casorati, Arturo Tosi. L’ultima sezione sarà dedicata alle interessanti interpretazioni critiche degli anni Cinquanta di Roberto Longhi e poi di Francesco Arcangeli. Quest’ultimo infatti, nell’individuare una continuità tra la concezione moderna dell’arte e la grande tradizione ottocentesca, inserisce Fontanesi nell’evoluzione di un naturalismo che nel dopoguerra arriva a Ennio Morlotti, Mattia Moreni, Pompilio Mandelli spingendosi fino alle ricerche materiche di Alberto Burri.