I primi dati forniti da ARPAe relativamente alle concentrazioni degli inquinanti sui campionamenti eseguiti nella zona interessata dall’incendio, hanno rilevato la presenza di tracce di aldeidi e sostanze volatili (benzene, toluene e percloroetilene) con valori inferiori ai 1 µg/m3 (microgrammi per metro cubo). In un solo punto di campionamento sono stati rilevati benzene e toluene con valori attorno ai 2 µg/m3. E’ stata inoltre confermata l’assenza di acido cloridrico in tutti i campioni.

I parametri di riferimento utilizzati per valutare questi dati sono quelli della “Qualità dell’Aria”  fissate dal  D.Lgs.155/2010.

In particolare per quanto riguarda il benzene, il valore della media annuale è fissato in  5 µg/m3 e i valori medi trovati a Reggio Emilia presso la stazione  di monitoraggio ARPAe di viale Timavo, variano attorno ai 2 µg/m3 in funzione delle condizioni di traffico e metereologiche stagionali.

Considerato che i composti volatili quali benzene, toluene e aldeidi derivano anche dal livello di traffico autoveicolare, i livelli di sostanze volatili misurati a seguito dell’incendio non  sono risultati superiori ai valori normalmente determinati in assenza di emergenza e addirittura le  concentrazioni di  aldeidi sono state rilevate in tracce.

I campionamenti hanno permesso di valutare anche i livelli di diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), analisi che hanno richiesto tempi più lunghi di esecuzione.

Nel campionamento effettuato nelle 15 ore successive all’inizio dell’incendio, dalle 14.30 circa del 24 settembre alle prime ore del mattino del 25 settembre, nella fase più intensa dell’incendio quando era presente in atmosfera una evidente nube nera, è stata misurata nell’area sottovento una elevata concentrazione di diossine  totali  pari a 33,8 pg/m3 I-TE. Questo valore è stato determinato dal forte incendio e dalla combustione del materiale plastico di varia natura presente nel capannone.

Nelle stesse ore, la concentrazione di diossine rilevata nelle stazioni di rilevamento di Viale Timavo e del Campus San Lazzaro era inferiore ai range di riferimento 0,04-0,30 pg/m3 (picogrammi per metrocubo), a dimostrazione che le zone con i valori più alti erano quelle in cui il vento spingeva i fumi di combustione.

Circa il 95% delle diossine rilevate nei campioni appartiene a quelle meno pericolose per la salute, anche in relazione ai possibili effetti cancerogeni, mentre la più pericolosa per la salute (TCDD), è risultata inferiore al limite di rilevabilità strumentale.

Con il termine diossine, si indica un gruppo di 210 composti chimici aromatici policlorurati, ossia formati da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro per lo più di origine antropica (derivati da attività umane), particolarmente stabili e persistenti nell’ambiente, tossici per l’uomo, gli animali e l’ambiente stesso.

Tutti gli studi pubblicati in letteratura concordano sul meccanismo di formazione delle diossine: se si sottopongono a combustione materiali organici in cui sia presente cloro legato, se ne producono in quantità e qualità diverse in funzione della temperatura e dell’ossigeno presente.

Basse temperature di combustione, indicativamente tra 500 e 600 °C e bassi valori di ossigeno, sono condizioni che favoriscono la loro formazione.

Tra i molteplici effetti sull’uomo, si evidenzia il possibile effetto cancerogeno associato prevalentemente alla presenza di 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-p-diossina (TCDD) ad oggi classificato cancerogeno di categoria 1 dallo IARC (Agenzia Internazionale per la ricerca sul Cancro di Lione).

La concentrazione complessiva delle diossine si esprime in “tossicità equivalente” (I-TE) che tiene conto delle concentrazioni dei singoli componenti e delle loro tossicità rapportate al composto più pericoloso  (2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-p-diossina).

Il range  di riferimento suggerito della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è pari a 0.04-0.30 pg/m3 (picogrammi per metrocubo) I-TE per le aree urbane (1 picogrammo corrisponde ad un milli-miliardesimo di grammo).

Altra misurazione effettuata ha riguardato gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che sono composti formati da due o più anelli aromatici che derivano prevalentemente dalla combustione incompleta di materiale organico (il valore di riferimento della qualità dell’aria è pari a 1 ng/ m3, valore della media annuale).

Nel campionamento effettuato nelle 15 ore successive all’inizio dell’incendio, è stata misurata una concentrazione di IPA totali pari a 20 ng/m3 (nanogrammi per metro cubo); tra gli idrocarburi policiclici aromatici rinvenuti nei campioni, la concentrazione del benzo-a-pirene, conosciuto per i suoi possibile effetti cancerogeni, è di 1,3 ng/ m3 (1 nanogrammo corrisponde ad 1  miliardesimo di grammo).

 

Possibili effetti acuti sulla salute

La durata relativamente breve della fase di emergenza e le misure di tutela della salute adottate in termini precauzionali, quali l’indicazione di non sostare in luoghi aperti, rimanere all’interno degli edifici chiudendo porte, finestre e impianti di ventilazione, giustifica la presenza di pochi casi di pazienti con sintomi irritativi o infiammatori a livello cutaneo, congiuntivale, respiratorio che si sono presentati in Pronto Soccorso e dimessi senza necessità di ricovero.

 

Possibili effetti cronici sulla salute

Le concentrazioni di diossine e di IPA misurate nei campioni eseguiti fino ad ora, pur avendo avuto un picco di concentrazione nella fase più intensa dell’incendio, sono fortemente diminuite nelle prime ore della mattina del giorno successivo, al cessare dell’emergenza nell’area interessata, rientrando nei limiti di norma.

Infatti il campionamento del 25 Settembre, nella medesima area interessata dalla direzione dei fumi scaturiti dall’incendio, ha dato un valore di diossine pari a 0.19 pg/m3 I-TE, indicando una drastica riduzione della loro concentrazione e rientrando nel range suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le aree urbane.

Nel medesimo campione, la concentrazione di IPA totali misurata è di 1.3 ng/m3, indicando una notevole diminuzione della loro concentrazione;  anche la concentrazione di benzo-a-pirene si è fortemente ridotta passando a 0.04 ng/m3, dato ben al di sotto del valore di riferimento della Qualità dell’Aria pari a 1 ng/m3 (valore della media annuale).

Poiché questi picchi sono riconducibili ad  una esposizione di breve durata, è improbabile che si verifichino effetti cronici nocivi sulla salute delle persone.

 

Il monitoraggio continua

ARPAe e Azienda USL continuano il monitoraggio dei livelli di diossina nell’aria e hanno attivato il controllo su altre matrici (terreno e foglie verdi), per verificare l’eventuale diffusione di questi inquinanti. Al momento le uniche misure da adottare a titolo precauzionale riguardano un accurato lavaggio di frutta e verdura coltivate negli orti privati e l’areazione degli ambienti.