Un distretto contro la piaga del caporalato e contro sistemi commerciali capestro come le aste on line al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori. È questa la richiesta che viene da Coldiretti Emilia Romagna all’indomani dei tragici incidenti che hanno funestato il settore della raccolta e del trasporto dei pomodoro in Puglia.

“Per queste dolorose vicende – afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – si danno le colpe al caporalato e alla ricerca costante di abbassare i costi lungo tutta la filiera, dall’industria alla grande distribuzione: tutte cose vere, che però resterebbero solo parole se il giorno dopo aver pianto i morti si ritornasse come prima. La vera anomalia in tutto il settore del pomodoro – prosegue Tonello –è che si siglano contratti che già in partenza sono al di sotto dei costi di produzione. Questo avviene non solo in Puglia, ma anche in Emilia Romagna, dove l’accordo interprofessionale del pomodoro per la campagna 2018 ha stabilito un prezzo di 79,95 euro a tonnellata, pari al 0,079 centesimi di euro al chilogrammo, quando all’agricoltore un chilo di pomodoro costa almeno 0,09 centesimi al chilogrammo, un prezzo che però nessuno è disposto a riconoscere. La realtà – sottolinea Tonello – è che c’è una continua corsa al ribasso e al profitto che annulla qualsiasi considerazione etica lungo tutta la filiera, a partire dai trasporti fatti con mezzi obsoleti, sempre in lotta contro il tempo, con le conseguenze che abbiamo visto in questi giorni”.

Secondo il presidente di Coldiretti regionale, proprio l’Emilia Romagna, dove il pomodoro viene raccolto tutto a macchina e dove si producono due milioni di tonnellate di pomodoro, quasi un terzo della produzione nazionale, dovrebbe avere il coraggio di fare la scelta di realizzare il distretto del pomodoro, un organismo cui partecipano tutti i soggetti della filiera, dai produttori ai trasportatori, dall’industria alla grande distribuzione, compreso l’ente pubblico.

“Coldiretti lo propone da anni – ricorda Tonello – ma nessuno ha mai voluto fare niente perché è più comodo lasciare l’attuale far west, dove ognuno cerca di strappare un vantaggio in più, con le tragiche conseguenze di questi giorni di cui ci dispiace dire che purtroppo eravamo stati facili profeti. Con il distretto invece tutti soggetti della filiera sarebbero impegnati a rispettare le regole, con l’ente pubblico nel ruolo di certificatore del rispetto delle norme nei vari passaggi lungo tutta la filiera, dalla produzione ai trasporti, dalla trasformazione alla grande distribuzione. In un sistema etico di giusta retribuzione, un chilogrammo di pomodoro verrebbe a costare pochi centesimi in più, ma si tratterebbe di un prodotto di altissima qualità che non può continuare ad essere trattato alla stregua di pomodoro d’importazione di bassa qualità. Se almeno in Emilia Romagna avessimo realizzato già questo strumento – conclude il presidente di Coldiretti Emilia Romagna – forse anche in altre parti d’Italia si sarebbe avviato un sistema di riforme che avrebbe consentito di evitare le tragedie di questi giorni”.