Nel novembre 2017, l’unità di polizia giudiziaria del Corpo di Polizia Municipale di Reggio Emilia, a seguito di un esposto anonimo pervenuto alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia ed ad altri enti istituzionali della provincia, ha avviato un’attività di monitoraggio su alcuni appartenenti al Corpo della Polizia Municipale dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, al fine di verificare la reale sussistenza delle diverse condotte illecite e malcostumi attribuiti ai medesimi.

L’attività di riscontro consentiva di raccogliere elementi idonei a proseguire le investigazioni anche con attività tecniche di captazione di conversazioni telefoniche ed ambientali, la cui esecuzione veniva delegata al Norm della Compagnia Carabinieri di Castelnovo ne’ Monti ed all’unità di polizia giudiziaria del Corpo della Polizia Municipale di Reggio Emilia.

Nel corso dell’indagine venivano quindi raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico del Vice Comandante e di un Ispettore Capo del Corpo della Polizia Municipale dell’Unione Val d’Enza, in ordine ai delitti di concussione, abuso d’ufficio, peculato, omessa denuncia, truffa aggravata ai danni dello stato e “mobbing”.

In particolare è emerso che gli indagati, abusando della loro qualità di Pubblico Ufficiale, hanno indotto un noto imprenditore della Val d’Enza a concedere loro in comodato gratuito (utenze comprese) un’abitazione in San Polo d’Enza. Gli operanti hanno anche accertato che il Vicecomandante ha utilizzato un’autovettura Mazda Cx3, acquisita dall’Unione come mezzo di servizio, per scopi personali, in modo esclusivo e continuativo, con ingente danno patrimoniale arrecato alla Pubblica Amministrazione. E’ inoltre emerso un consolidato quadro di comportamenti illeciti posti in essere durante il servizio quali pause non autorizzate, accudimento di figli minori anche nel luogo di lavoro e addirittura assenze ingiustificate.

Ma l’aspetto che man mano ha assunto contorni inauditi è il massiccio ricorso del Vicecomandante alle pratiche del mobbing e del bossing nei confronti di dipendenti e collaboratori, che si estrinsecavano in una serie estenuante di vessazioni psicologiche e maltrattamenti con aggressioni verbali, obblighi di prestazioni non rientranti nelle mansioni di servizio, richieste di delazione nei confronti di colleghi e altre nefandezze, sotto la costante minaccia, se non avessero ottemperato alle sue richieste, di essere assegnati a turni di lavoro meno favorevoli o sottoposti a procedimenti disciplinari o ancora di vedere negate le proprie richieste in materia di ferie, permessi e orari di servizio. Un vero e proprio “sistema di potere” basato su minacce, umiliazioni e demansionamenti che si perpetuava sin dal 2010.

Sulla base della notevole mole di risultanze acquisite il GIP presso il Tribunale di Reggio Emilia, dott. Luca Ramponi, su richiesta del P.M. Dott.ssa Valentina Salvi, ha applicato nei confronti di T.F. (Vicecomandante)  la misura della custodia cautelare in regime di arresti domiciliari e di A.P. (Ispettore Capo) la misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per mesi sei. I provvedimenti sono stati notificati agli indagati nella mattinata del 16 luglio 2018.