Lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà attraverso gli strumenti, tra gli altri del reddito di solidarietà, dell’abitare sociale, del sostegno alla non autosufficienza; integrazione di interventi e servizi per il benessere della popolazione che vedono il Distretto come principale attore e nodo strategico; sviluppo di strumenti di prossimità per l’assistenza sanitaria e sociale territoriale come le Case della salute e, in prospettiva, l’Ospedale di comunità. Sono queste le tre principali linee di indirizzo alla base del nuovo Piano di zona per il benessere e la salute 2018-2020 che è stato approvato dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 12 luglio con il voto a favore della maggioranza (Pd e Art.1-Mdp-Per me Modena) e l’astensione di M5s, FI, Energie per l’Italia, Lega nord.

I contenuti del nuovo Piano di zona, che sostituisce quello del 2008, sono stati presentati questa mattina, venerdì 13 luglio, in Municipio, con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti l’assessora al Welfare, Coesione sociale e Sanità Giuliana Urbelli e il direttore generale dell’Azienda Usl di Modena Massimo Annicchiarico.

Il Piano di zona 2018-2020 che declina in ambito distrettuale le scelte strategiche contenute nel Piano sociale e sanitario regionale, è il principale strumento di programmazione dei servizi sociali e sanitari a tutela della salute e del benessere dei cittadini, con particolare attenzione al sostegno della non autosufficienza, ai bisogni dei minori e delle loro famiglie, al contrasto della povertà economica ed educativa, delle diverse forme di dipendenza, mettendo in campo interventi per un valore complessivo che, per il solo 2018, sfiora i 106 milioni di euro (suddivisi tra risorse comunali e dell’Ausl, fondi regionali e nazionali, compartecipazione degli utenti).

Il nuovo Piano prende il posto del precedente, pensato e scritto nel 2008, quando ancora la crisi economica e sociale non aveva dispiegato i propri effetti, si confronta quindi con la crisi, grazie al lavoro di questi anni che ne ha delineato le chiavi di lettura e, soprattutto, definisce organicamente alcuni strumenti per affrontarla. Partendo da una fotografia del territorio, basata su dati statistici ed epidemiologici,

il piano individua le scelte strategiche con l’obiettivo di affrontare i nuovi e più complessi bisogni di salute dei cittadini, affrontando i problemi attraverso il rafforzamento dei percorsi socio sanitari, valorizzando la corresponsabilità degli utenti sempre più esperti e la co-progettazione dei servizi con gli attori territoriali.

Al Distretto socio sanitario, che coincide con il territorio del Comune,

Al governo locale e al Distretto socio-sanitario viene affidato il ruolo di costruzione e regolazione dei servizi per garantire l’equità nell’accesso e la qualità dei servizi.

Gli obiettivi strategici sono quindi declinati in 39 schede operative sviluppate attraverso un percorso partecipativo condotto dai professionisti dei Servizi sociali e dell’Ausl che ha coinvolto operatori, associazioni, imprese, organizzazioni sindacali e cittadini con l’obiettivo di delineare proposte così come critiche costruttive per un welfare pubblico di comunità. Gli interventi sono strutturati nell’ottica di una presa in carico della popolazione fragile con progetti personalizzati attraverso lo strumento dell’Unità di valutazione multidisciplinare (Uvm), superando il concetto di target (come minori, anziano, disabili).

Le principali azioni previste dal Piano riguardano la casa come fattore di inclusione sociale e quindi l’offerta di soluzioni abitative, come gli alloggi di agenzia casa o quelli rivolti a target particolari anche nella logica del Dopo di Noi, interventi economici di inclusione attiva a favore di oltre 1700 nuclei in condizioni di disagio economico o sociale; rafforzamento rete Neuropsichiatrica per l’infanzia e il sostegno ai Disturbi Specifici Apprendimento e sostegno psicologico nelle scuole, il rafforzamento delle reti territoriali tra sanità e welfare, con lo sviluppo del Puass, del canale dimissioni protette e presa in carico al domicilio attraverso i servizi come Amodo, le nuove Cra, nuovi posti accreditati, la regolamentazione delle Case famiglia, lo sviluppo della rete di cure palliative (e nuovo hospice) e in generale strutture degenza intermedie a gestione “non solo medica”, o meglio a gestione infermieristica con mantenimento della presa in carico da parte dei medici di medicina generale.

LOTTA ALLA POVERTÀ E DIRITTO ALLA CASA

La lotta alla povertà per favorire l’inclusione e l’integrazione è uno dei principali obiettivi del Piano per la salute e il benessere 2018-2020, che si concretizza in diversi interventi e servizi.

Sono complessivamente circa 1.700 le famiglie modenesi che beneficiano di interventi di sostegno al reddito (erano 1248 nel 2015), per un valore di circa 3 milioni e 500 mila euro all’anno. Il Comune di Modena, per fronteggiare le crescenti difficoltà dei cittadini dovute alla crisi economica dell’ultimo decennio ha potenziato gli interventi di cui fino al 2015 si è fatto carico in via esclusiva. Dal 2016 è attivo a livello nazionale il Sia, il sussidio di inclusione attiva rimodulato e ampliato nel 2018 con il Rei, reddito di inclusione, a cui si aggiungono misure regionali. Accanto alle misure di sostegno, il lavoro e la casa sono gli elementi complementari a favore dell’inclusione sociale e dell’uscita dalla povertà con azioni per dare soluzioni all’emergenza abitativa tra le quali le misure per sostenere l’accesso alla casa: i 2500 alloggi Erp e gli 85 extra Erp che fanno registrare circa cento nuovi ingressi all’anno; i 40 alloggi per soluzioni temporanee (per esempio il residence sociale), e i circa 90 appartamenti rivolti a target particolari come il condominio solidale di via Gottardi. Nel Piano sono presenti anche azioni per aumentare il numero di alloggi dell’Agenzia casa, che acquisisce alloggi dai privati e li offre in locazione calmierata, che a oggi sono 450, e i contributi economici a favore dei locatari o per morosità incolpevole. Il valore complessivo previsto delle azioni a favore del diritto alla casa ammonta a quasi 5 milioni di euro.

Il Piano prevede anche il rafforzamento di reti e servizi territoriali tra sanità e welfare, nello sviluppo del Punto unico di accesso socio sanitario (Puass), del canale dimissioni protette e presa in carico al domicilio (come, per esempio, il progetto Amodo, le nuove Cra, i 15 nuovi posti accreditati, la regolamentazione Case Famiglia, lo sviluppo reti cronicità). Molta attenzione è dedicata ai più piccoli con il sostegno ai primi 1000 giorni di vita del bambino per le gravissime disabilità pediatriche, con unità di valutazione multidisciplinare dedicate, e con il protocollo “Special needs”; il rafforzamento della rete di neuropsichiatria infantile, e il sostegno ai disturbi specifici apprendimento e l’aiuto psicologico nelle scuole. Il sostegno alle persone fragili si concretizza con i progetti Abitare Sociale – per la Vita Indipendente e Dopo di Noi che intrecciano lo sviluppo dell’Agenzia Casa come soggetto che deve rimanere centrale e autonomo nella ricerca di opportunità abitative (in crescita del 15 per cento all’anno) per chi si trova maggiormente in difficoltà per povertà economica, mamme sole, padri separati, emergenza abitativa.

Tenuto conto dell’invecchiamento della popolazione modenese, sono diverse anche le azioni che riguardano la rete dei servizi per gli anziani che comprende le 15 Case residenza anziani con 692 posti accreditati e oltre 1300 utenti serviti; i sette Centri diurni che servono 231 utenti; i tre Spazi anziani frequentati da circa 140 utenti; il servizio di assistenza domiciliare che serve 876 utenti. La spesa complessiva prevista per questi servizi nel 2018 è di circa 42 milioni, quella al netto della compartecipazione degli utenti ammonta a poco più di 31 milioni.

Va sottolineato, infine, anche lo sviluppo della rete delle cure palliative, con il prossimo nuovo hospice, e delle strutture di degenza intermedie a gestione “non solo medica” come gli ospedali di comunità, o meglio a gestione infermieristica con il mantenimento della presa in carico da parte dei medici di base.

UN PERCORSO PARTECIPATO CON I CITTADINI

Elaborare insieme a operatori, associazioni e cittadini progetti di welfare partecipato. Era questo l’obiettivo che il Comune di Modena e l’Azienda Ausl si sono posti nell’attivare il percorso per la costruzione del nuovo Piano di zona per la salute e il benessere che ha visto la realizzazione di otto tavoli di lavoro.

Il Piano è stato presentato per la prima volta ai professionisti lo scorso aprile con un incontro al Baluardo della Cittadella. Per ciascuno degli obiettivi prioritari del Piano sono stati quindi individuati gruppi di approfondimento: tre quelli legati all’obiettivo della lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà articolati nei temi casa, vita indipendente e co-housing; violenza e discriminazione di genere. Quattro invece i tavoli sul rafforzamento del Distretto come nodo strategico per l’integrazione socio-sanitaria, con approfondimenti dedicati alla presa in carico nelle cure palliative, ai primi mille giorni di vita del bambino e agli “special needs”, al progetto adolescenza, tra i più partecipati, e al potenziamento dell’assistenza agli anziani, tra domicilio e nuove risposte residenziali con particolare attenzione alle dimissioni protette. Un tavolo unitario, dedicato alla Casa della salute, è stato costituito con l’obiettivo di comprendere in pieno il ruolo e le funzioni della Casa della salute in relazione alle aspettative dei cittadini.

I tavoli non hanno lavorato su tutte le 39 schede che compongono il Piano ma si è deciso di focalizzare appunto i temi che rappresentano fattore di innovazione o di criticità sui cui costruire una piattaforma di proposte condivise. I partecipanti, circa 250, sono stati coinvolti in modo attivo: recepiti i contributi provenienti dal primo incontro dei tavoli, i gruppi di lavoro coordinati dagli operatori di Comune e Ausl hanno sviluppato le schede con dati e indicatori di valutazione per aree tematiche. Un secondo incontro è servito per condividere i contenuti e proporre ulteriori integrazioni.

Gli interventi contenuti nelle 39 schede che compongono il Piano descrivono le azioni da sviluppare nel corso dei tre anni indicando i diversi attori e individuando i destinatari e gli indicatori utili per la misurazione dei risultati.

Sempre nell’ottica della co-progettazione, è in fase di avvio la sperimentazione del Community Lab nel Quartiere 3. Il Community Lab è un metodo “trasformativo” che prevede il coinvolgimento della comunità di un piccolo territorio. Si basa sull’analisi del contesto demografico e sociale, e attraverso lo studio di casi concreti, mira a tracciare le possibili forme di evoluzione in materia di welfare locale grazie all’apporto dei cittadini, invitati a dare un contributo fattivo in termini di esperienze, vissuto, sperimentazioni innovative, su cui è possibile investire per creare valore aggiunto in termini di benessere per la popolazione stessa, dando gambe e forza al welfare generativo.