Mercoledì 4 luglio, alle 21.30, nella raccolta piazzetta don Ugo Sitti di Soliera, Arti Vive Festival aprirà i battenti con “Kotekino Riff”, lo spettacolo di Andrea Cosentino, un flusso caotico di sketch interrotti, una roulette russa di gag sull’idiozia, un fluire sincopato di danze scomposte, monologhi surreali e musica. Una clownerie gioiosa e nichilista senza altro senso che lo stare al gioco. L’ingresso è gratuito.

“Kotekino riff, esercizi di rianimazione reloaded” è uno show spiazzante e surreale, con il protagonista circondato da oggetti di tutti i tipi che sembrano dimenticati nel corso di una serie di traslochi e abbandonati alla rinfusa, senza un ordine. Pupazzetti, mappamondi, palloni e palloncini, arti di manichini, canovacci, parrucche… e l’elenco potrebbe proseguire. Con l’accompagnamento musicale del talentuoso Rodolfo Valentino Puccio, il pubblico assiste a battute, sketch, scenette nonsense, azioni interrotte, intervallate da strampalate conversazione tra personaggi surreali. Che poi tanto strampalate non sono, per chi abbia voglia di ascoltare.
Comico dell’arte ma anche un po’ improvvisatore jazz, come si definisce, Cosentino riflette sul teatro contemporaneo di ricerca, sul ruolo dell’attore, dello spettatore e sulla comunicazione che si viene ad instaurare con il pubblico. Crea aspettative e le nega, fino a mettere in crisi i ruoli di attore e spettatore. Lo fa attraverso la risata e la riflessione, spiazzando e al momento stesso andando dritto al nocciolo della questione, senza stancare e senza mai strizzare l’occhio al pubblico, fino a sorprendere con un finale inatteso. Pochi minuti che racchiudono una riflessione profonda, bruciante, che taglia come una lama, lontana solo in apparenza dal resto dello spettacolo visto fino a quel momento, con considerazioni sul concetto di verità e menzogna, realtà e finzione.
“Kotekino Riff vuole essere il mio gioco a togliere di mezzo l’opera”, spiega Cosentino. “Quel che resta è da un lato l’attore, come macchina ludica di significazione, dall’altro il teatro come esercitazione allo stare comunitario. Che vuol dire mille cose diverse: dinamiche di potere, di rappresentazione, di rappresentanza, di racconto, di seduzione. Che racchiude questioni importanti e sempre attuali, come la coralità, il prendere la parola, il potere, la fiducia e l’inaffidabilità, l’autorevolezza, l’autorialità e l’autoritarismo.”
Per informazioni dettagliate sul resto del programma: www.artivivefestival.it.