In queste settimane prosegue l’iniziativa sindacale a tutela dei lavoratori licenziati della Castelfrigo e per contrastare l’illegalità nel distretto delle carni.

“La lotta dei lavoratori della Castelfrigo ha reso evidente quanto denunciamo da anni- afferema Antonio Mattioli, Responsabile politiche contrattuali Segreteria Cgil Emilia Romagna: la presenza nella nostra regione di sistemi economici e produttivi che fondano il loro modello sullo sfruttamento dei lavoratori, sull’evasione e elusione fiscale e contributiva, competendo in questo modo con chi opera nella legalità con il buon lavoro ed il buon prodotto”.

“Per quanto riguarda i lavoratori che operavano negli appalti della Castelfrigo, continua il lavoro del Tavolo regionale per la ricollocazione, costituito dopo l’accordo del 29 dicembre 2017 (in questi giorni si stanno prorogando i contratti che scadevano il 30 giugno), e nel contempo è stata avviata tutta la procedura di tutela legale dei singoli lavoratori e l’azione legale collettiva nei confronti delle cooperative che operavano negli appalti e della stessa Castelfrigo per ottenere la restituzione dei diritti negati.

Sulla filiera delle carni e sul contrasto alle cooperative spurie, continuano i lavori del Tavolo regionale, della Consulta della legalità prevista dalla legge regionale del 2016 e della Commissione straordinaria costituita dall’Assemblea legislativa regionale, a seguito della lotta dei lavoratori degli appalti della Castelfrigo.

Questa lotta ha segnato la strada sulla quale proseguire per debellare un sistema intollerabile, nel quale la malavita organizzata trova terreno fertile e con il quale molte imprese hanno deciso di competere sul mercato”.

“Non ci sono solo le carni modenesi – prosegue Mattioli – ma la logistica, l’agroalimentare, il turismo, oltre l’edilizia e l’intero manifatturiero sono i terreni economici e produttivi nei quali le mafie intendono investire: le inchieste Aemilia e Stige ne sono la testimonianza concreta.

Non possiamo e non dobbiamo tornare più indietro, né tanto meno fermarci: il fronte comune contro l’illegalità e le mafie rappresenta l’unica azione in grado di sostenere un modello di sviluppo dove il buon lavoro e il buon prodotto, supportati dagli investimenti necessari, rappresentano l’unica competizione possibile.

Non ci sono più alibi o giustificazioni per chi è collaterale o complice con chi opera nell’illegalità!” – conclude il Responsabile politiche contrattuali della Segreteria Cgil Emilia Romagna.