“Cercare di capire cosa sta cambiando” è stato l’incipit individuato da Paolo Crepet, nella serata bolognese di incontro con “Lettera i” (nome di ispirazione olivettiana, che ricorda quella ventiduesima lettera, iniziale di impresa). La società di formazione e laboratorio di impresa ha chiamato a raccolta imprenditori, docenti e professionisti in una Sala della Traslazione del Centro Studi del Convento S. Domenico con posti esauriti.

“E’ l’alba di un brutto giorno, se ci sarà un aumento di PIL che vedrà una diminuzione della forza lavoro. Se nel giro di dieci anni verrà spazzata via la classe media, come citano alcune autorevoli previsioni, ci tocca essere visionari come lo fu Olivetti e costruirci il futuro.”, così lo psichiatra e scrittore ha descritto la cornice del contesto in cui si inserisce il mondo dell’imprenditoria, che poi ha proseguito e perfezionato il ragionamento.

“La nostra identità è fondata sul lavoro. Cosa vuol dire fare impresa oggi? Quello su cui mi sforzo di pensare per rispondere ad un ipotetico giovane che me lo chiede, è puntare su una formazione di base solida. Fare impresa significa avere merito. Lo zoccolo duro deve essere la cultura, quello che piace bisogna saperlo molto bene. Dentro tutto questo ci devono essere delle doti morali, come il coraggio, la curiosità, l’umiltà. Il business in fondo è intuire e vedere il buco nel mercato, sapendosi distinguere.

Un terzo delle aziende del nord-est muore per un ricambio generazionale che non c’è. È questa una grande emergenza che segnerà la fine del Paese. Se il 60% dei giovani che non hanno lavoro non sono disposti a cambiare città non ci siamo accorti che abbiamo fallito.

Fare impresa oggi significa spiegare ai ragazzi il coraggio e la passione, senza le quali non si fa nulla.”

Questo il messaggio molto forte e lo stimolo per imprenditori o per chi vorrebbe diventarlo, obiettivo che ha “Lettera i” che propone corsi per fornire un metodo e delle competenze necessarie a portare all’eccellenza il progetto imprenditoriale.

Le imprese sono luoghi di crescita con esperienze che si intrecciano e completano, ha dichiarato in apertura la pedagogista Giosi D’Amore, che ha introdotto l’evento.

La società “Lettera i” dunque si presenta in città per scrivere la storia imprenditoriale delle persone partendo da loro stesse con tutte le variabili che appartengono all’essere umano per nutrirla di conoscenza, strumenti, consapevolezza, con coraggio.

Lettera i ringrazia: il Comune di Bologna, Confartigianato Imprese Bologna Metropolitana, Alce Nero, Librerie Coop, Fondazione Rosso Ventinove Onlus, Associazione Santo Stefano, Associazione Culturale Ad occhi spalancati, Rizomedia.