La Guardia di Finanza di Modena, anche in sinergia con la Struttura Commissariale della
Regione Emilia-Romagna, prosegue nella costante e mirata azione di monitoraggio sul
corretto impiego delle ingenti risorse pubbliche destinate alla ricostruzione post-sisma,
al fine di contrastare frodi e abusi connessi all’impiego delle svariate tipologie di
contributo destinate alla ripresa delle attività produttive del territorio modenese ed alla
ricostruzione del patrimonio edilizio delle imprese e dei privati cittadini, nell’ottica di
assicurare un utilizzo trasparente ed efficiente dei finanziamenti nazionali.

Dopo l’operazione “Earthquake”, che nel mese di aprile del 2016 aveva consentito di
disarticolare una vera e propria associazione per delinquere portando all’esecuzione di
nove ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro di un patrimonio del valore stimato
di circa 4,3 milioni di euro, le Fiamme Gialle modenesi, con il fattivo contributo degli uffici
della Struttura Commissariale preposti, hanno individuato ulteriori frodi ed indebite
percezioni di contributi destinati alla ricostruzione a seguito degli eventi naturali del 2012.
I controlli e le indagini avviate dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Modena,
coordinate dalla locale Procura della Repubblica nelle ipotesi di rilevanza penale, sono
stati successivamente concentrati, tra l’altro, nei confronti di beneficiari proprietari di
costruzioni rurali, più volte al centro delle cronache quali immobili che per le loro
caratteristiche intrinseche si presterebbero maggiormente ad abusi e truffe perché di
fatto già inagibili ed abbandonati in epoca antecedente ai giorni del sisma del 2012.

Nello specifico, sul territorio modenese, è stato individuato il titolare di un’azienda
agricola che ha ottenuto indebitamente la concessione di contributi per un importo di
oltre 500.000 euro per la ricostruzione di due fabbricati rurali, dichiarando falsamente
che gli stessi erano funzionali alla ripresa dell’attività produttiva dell’intera impresa in
quanto utilizzati come deposito per macchinari agricoli quando, nella realtà, ciò che vi
era ivi depositato era ormai in disuso e gli immobili stessi risultavano privi di rendita
catastale e di utenze già da diversi anni. Gli accertamenti svolti hanno determinato l’avvio
della procedura di riesame della domanda ai fini del recupero del contributo
indebitamente percepito, nonché la denuncia alla locale A.G. del titolare dell’azienda
agricola e dei due professionisti incaricati della redazione delle perizie.

In un altro caso, lo sviluppo di indagini nei confronti di un soggetto beneficiario di un
contributo di oltre un milione di euro per la demolizione e ricostruzione di fabbricati rurali
che erano stati in parte locati a favore di un imprenditore, che aveva abusivamente
realizzato opere edilizie al fine di installare macchine per la lavorazione della maglieria,
ha consentito di rilevare che erano state rese dichiarazioni false circa lo stato di
occupazione degli immobili al fine di percepire un contributo superiore a quello
effettivamente spettante.  Sono stati dunque denunciati per truffa e falso, in concorso, sia il proprietario dei fabbricati che il professionista incaricato di redigere la perizia asseverata e di inviare la domanda tramite la piattaforma MUDE. L’ingiusto profitto conseguito è stato quantificato in oltre 240.000 euro.

Per quanto riguarda le imprese, il controllo eseguito nei confronti di un’azienda che
aveva presentato con il sistema SFINGE una domanda di contributo per danni alle scorte
e la delocalizzazione temporanea ai sensi dell’Ordinanza Commissariale n. 57/2012,
ottenendo anche in questo caso un contributo di oltre 320.000 euro, ha consentito di
individuare una serie di artifici e raggiri posti in essere al fine di trarre in inganno gli organi
incaricati dalla Struttura Commissariale per l’esame delle domande.
In questo caso il beneficiario, omettendo di dichiarare nella domanda di contributo che il
danno subito alle scorte di merci era coperto da una polizza assicurativa multi-rischi per
cui aveva già ricevuto il relativo indennizzo dalla Compagnia Assicuratrice, ha potuto
ottenere un ristoro superiore all’entità del danno ammissibile. Inoltre, dall’analisi della
documentazione amministrativo-contabile, sono state rilevate irregolarità nella
determinazione della quantità e/o del valore delle merci effettivamente danneggiatesi a
causa del sisma.
Il legale rappresentante dell’azienda e la stessa impresa, per responsabilità
amministrativa degli enti ex D.Lgs. n. 231/2001, sono stati così deferiti per truffa alla
Procura della Repubblica di Modena, la quale ha immediatamente richiesto ed ottenuto
dal competente GIP del Tribunale un provvedimento di sequestro preventivo di liquidità
pari all’importo del contributo illecitamente percepito per i danni alle scorte, già eseguito
dai Finanzieri modenesi.

Da ultimo, nel corso del controllo eseguito nei confronti di un’azienda operante nel
settore alimentare è emerso che la stessa era riuscita ad ottenere indebitamente un
contributo di circa 560.000 euro per danni ai beni strumentali, omettendo di dichiarare
che si trattava di beni di fatto in disuso da diversi anni e pertanto non inseriti nel ciclo
produttivo aziendale. Anche in questo caso è stata configurata l’ipotesi di responsabilità
amministrativa della società e penale del suo legale rappresentante pro-tempore, che
sono stati dunque deferiti all’A.G. e, al contempo, la Struttura Commissariale della
Regione ha immediatamente sospeso l’erogazione del contributo che era stato
inizialmente concesso.

Le investigazioni condotte hanno fatto emergere sistemi di frode particolarmente
insidiosi, efficacemente contrastati dai finanzieri modenesi con il ricorso sia a tradizionali
tecniche di polizia giudiziaria sia ai peculiari poteri e strumenti riconosciuti alla Guardia
di Finanza quale polizia economico-finanziaria. L’attività svolta dalle Fiamme Gialle a
tutela dell’integrità dei fondi pubblici destinati alla ricostruzione, che rappresenta un
obiettivo prioritario dell’azione della Guardia di Finanza, testimonia la sempre più
marcata connotazione sociale che la funzione di Polizia Economico-Finanziaria del
Corpo assume nella lotta agli sprechi di denaro pubblico nella consapevolezza che il
corretto utilizzo di tali risorse aiuta la crescita produttiva e occupazionale e preserva la
sana competizione tra imprese.