Una firma storica, per la maggiore autonomia dell’Emilia-Romagna. Un accordo che, per la prima volta in Italia, riconosce a un territorio virtuoso e a una Regione con i conti in ordine la possibilità di gestire direttamente – con nuovi strumenti normativi, amministrativi ed economici –  numerose competenze su lavoro, istruzione, salute, ambiente e territorio, rapporti internazionali e con l’Unione europea, materie strategiche per continuare a crescere secondo un modello di sviluppo sostenibile, oltre a rafforzare e innovare i servizi di cura e sostegno alle persone. Questo attraverso risorse certe ottenute con la compartecipazione al gettito dei tributi erariali generato sul territorio regionale, o riserva di aliquota, e adottando il criterio dei fabbisogni standard, superando così quello della spesa storica: si passa cioè dai trasferimenti alle Regioni sulla base di quanto speso dall’amministrazione regionale l’anno precedente, con costi per lo stesso servizio spesso molto diversi da territorio a territorio, a quelli definiti prendendo a riferimento la Regione più virtuosa, ovvero al costo di un servizio determinato nelle migliori condizioni di efficienza e appropriatezza.

Oggi a Roma, a Palazzo Chigi, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha siglato col Sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, delegato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, l’Accordo preliminare tra Governo e Regione Emilia-Romagna sull’autonomia rinforzata, prevista dalla Costituzione, rispettando le indicazioni e il mandato conferito dall’Assemblea legislativa regionale e dalle rappresentanze economiche, sociali e istituzionali dell’Emilia-Romagna riunite nel Patto per il Lavoro. Presente alla firma anche l’assessore regionale al riordino istituzionale, Emma Petitti.

L’articolo 116 della Carta costituzionale, al terzo comma prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata. L’intesa firmata oggi ha durata decennale e può essere modificata di comune accordo tra Stato e Regione, integrata e completata prima della presentazione del disegno di legge del Governo alle Camere. I contenuti dell’accordo potranno quindi essere estesi a ulteriori materie, individuate nelle indicazioni approvate dai rispettivi organi assembleari.

Nella Capitale, oltre al presidente Bonaccini hanno firmato un accordo analogo col Governo, relativo alle loro Regioni, anche i presidenti della Lombardia e del Veneto, rispettivamente Roberto Maroni e Luca Zaia. Alle intese si arriva infatti al termine di un negoziato con l’esecutivo nazionale condiviso insieme dalle tre Regioni, dopo che all’Emilia-Romagna, la prima pronta a partire col confronto, venne chiesto dal Governo di allargare il Tavolo alla Lombardia, negoziato al quale successivamente si è unito anche il Veneto.

I contenuti dell’intesa: le nuove competenze
L’Accordo firmato dalla Regione Emilia-Romagna fissa appunto la durata, 10 anni, la possibilità di ampliare il numero di competenze di cui si chiede la gestione diretta, modificando l’intesa prima che il testo definitivo diventi proposta di legge alle Camere, i meccanismi e i criteri per stabilire quali saranno le risorse destinate alla Regione per attuare l’autonomia rinforzata, con cui migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità emiliano-romagnola (cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative), attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti. Vi sono poi quattro allegati relativi alle materie all’interno delle quali vengono definiti i nuovi poteri della Regione: Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. E un addendum sui rapporti internazionali e con l’Unione europea.

Rilevanti le competenze riconosciute all’Emilia-Romagna: l’autonomia legislativa e organizzativa in materia di politiche attive per il lavoro (dalla nuova occupazione all’orientamento di base e specialistico, passando per la qualificazione professionale, la certificazione delle competenze e il supporto all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale di soggetti fragili e vulnerabili), per aumentare i controlli sulla sicurezza e la vigilanza, a partire dai tirocini, in raccordo con l’Ispettorato territoriale del lavoro, e per aumentare l’efficacia delle politiche regionali rispetto a quelle passive erogate dallo Stato (ammortizzatori sociali).

Per quanto riguarda l’istruzione, la definizione dell’offerta di istruzione regionale attraverso un Piano pluriennale condiviso con l’Ufficio scolastico regionale, con la possibilità di incidere sulla dotazione degli organici. Lo stesso potrà avvenire nella creazione di un Sistema integrato di istruzione professionale e di istruzione e formazione professionale. L’autonomia servirà poi a definire l’organizzazione delle Fondazioni ITS, per qualificare l’offerta di istruzione professionale e di istruzione e formazione professionale, innalzare le competenze dei giovani in coerenza con le opportunità occupazionali del territorio e rispondere alla domanda di competenze e professionalità del sistema delle imprese. Obiettivo primario, rafforzare la formazione tecnica post-diploma rispondendo alla domanda di tecnici specializzati del sistema economico-produttivo locale. D’intesa con la Conferenza Regioni-Università si potranno poi mettere in campo nuovi percorsi universitari per favorire lo sviluppo tecnologico, economico e sociale del territorio, con anche un Fondo integrativo pluriennale regionale a favore della ricerca e dello sviluppo della Terza missione perseguito dagli atenei, ovvero l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della collettività. Infine, un Piano pluriennale per l’edilizia scolastica che metta al primo posto l’adeguamento e il miglioramento sismico delle strutture, oltre a laboratori e a nuovi spazi per la didattica.

Capitolo salute. Fatto salvo il rispetto dell’equilibrio dei conti del sistema sanitario regionale, si potranno rimuovere i vincoli di spesa specifici per migliorare ulteriormente il livello dei servizi e valorizzare le risorse umane. Stipulare specifici accordi con le Università per rendere più coerente rispetto alle esigenze del territorio il sistema di formazione dei futuri, nuovi medici e l’acceso alle scuole di specializzazione. Per i soli assistiti residenti in Emilia-Romagna, la Regione gestirà il sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione alla spesa per i servizi forniti, così come potrà definire il sistema di governance delle Aziende e degli Enti del Servizio sanitario regionale, anche passando per forme di integrazione. E anche in questo caso, un Piano pluriennale di investimenti per l’edilizia sanitaria, con tempi certi e risorse adeguate.

Corposo l’insieme delle competenze su tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. La Regione definirà infatti una programmazione triennale degli interventi di difesa del suolo e della costa regionali; bonifica dei siti contaminati di interesse regionale, nonché di rimozione dell’amianto; conservazione e valorizzazione delle aree protette regionali; tutela delle acque; risanamento della qualità dell’aria. Inoltre, individuerà gli ambiti territoriali ottimali per il superamento della frammentazione della gestione integrata dei rifiuti urbani.

Governo e Regione si impegnano a rafforzare le forme di partecipazione delle autonomie territoriali al consolidamento dell’Unione europea e all’intensificazione delle relazioni e cooperazione transfrontaliere. Maggiore sostegno alla Regione nella politica europea, supportandola nel suo ruolo di autorità capofila nello sviluppo della regione EUSAIR, la macroregione adriatico e ionica. Tra gli obiettivi anche quello di favorire il processo di integrazione europea e di sviluppo della regione euro-mediterranea.

Le risorse
Le modalità per l’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie, trasferite o assegnate dallo Stato alla Regione, saranno determinate da un’apposita Commissione paritetica Stato-Regione in termini di compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale, per consentire la gestione delle competenze trasferite o assegnate, e di fabbisogni standard, criterio che supera quello della spesa storica sostenuta dallo Stato nella Regione e riferita alle funzioni trasferite o assegnate negli anni passati. I fabbisogni standard dovranno essere determinati entro un anno dall’approvazione dell’intesa e, progressivamente, entro cinque anni, proprio nell’ottica del superamento della spesa storica, dovranno diventare il termine di riferimento, in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati sul territorio regionale, salvaguardando gli attuali livelli di erogazione dei servizi.

Cresce l’Emilia-Romagna, cresce l’Italia
La maggiore autonomia regionale si inserisce in un contesto di crescita e sviluppo dell’intero territorio nazionale. L’Accordo prevede infatti chelo Stato e la Regione,per consentire una programmazione certa dello sviluppo degli investimenti, potranno determinare insieme lemodalità per assegnare risorse da attingersi da fondi finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese, mediante meccanismi di compartecipazione o riserva di aliquota.

Il percorso
Al traguardo di oggi, l’Emilia-Romagna arriva dopo un percorso avviato il 28 agosto 2017, quando la Giunta regionale approva il Documento di indirizzi per l’avvio del percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione, arricchito dei contributi prevenuti dai firmatari del Patto per il lavoro(sindacati, imprese, enti locali, università, associazioni). Dopo poco più di un mese, il 3 ottobre, via al confronto in Assemblea legislativa con l’adozione di una risoluzione da parte dell’Aula: in essa si dà mandato al presidente della Regione di avviare il negoziato con il Governo. Cosa che avvieneil 18 ottobre, con la firma a Roma della dichiarazione di intenti da parte dello stesso presidente della Regione col presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il 9 novembre nella Capitale si insedia formalmente il Tavolo del negoziato, allargato alla Regione Lombardia. Seguiranno le due prime riunioni: il 17 novembre a Bologna e il 21 novembre a Milano. Il 1^ dicembre si unisce al negoziato anche la Regione Veneto. Dopo ulteriori settimane di lavoro, il 12 febbraio scorso il presidente della Regione, Bonaccini, riceve dall’Assemblea legislativa regionale il mandato a sottoscrivere l’intesa col Governo, contenuto in una specifica risoluzione approvata dall’Aula senza nessun voto contrario. Oltre a ciò, l’Aula conferisce l’autorizzazione a proseguire il negoziato con l’Esecutivo nazionale che si insedierà dopo le elezioni del 4 marzo, su ulteriori materie da gestire direttamente, portando avanti parallelamente il confronto nelle commissioni consiliari competenti.