Un momento unico, un’esperienza condivisa fra le principali autorità religiose e civili di Reggio Emilia. È quello vissuto ieri dal Viaggio della Memoria 2018 di Istoreco, l’istituto storico di Reggio Emilia, che da qui a inizio marzo porterà in Polonia quasi 1.100 studenti delle scuole superiori della provincia in tre turni distinti, per visitare i campi di concentramento e sterminio di Auschwitz e Birkenau e la città di Cracovia.

Ieri tre pullman con quasi duecento fra ragazze e ragazzi hanno raggiunto il luogo simbolo dell’Olocausto, uno dei pochi nomi che già da solo porta con sé valanghe di significati ed emozioni, Auschwitz-Birkenau. Con loro il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi, il vescovo della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla monsignor Massimo Camisasca, il rabbino Beniamino Goldstein della comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia e l’imam Yosif El Samahy, in rappresentanza delle comunità islamiche di Reggio Emilia. Le autorità sono state inviate da Istoreco ed hanno tutte accettato la chiamate, contribuendo a realizzare un momento unico di dialogo, un’esperienza mai proposta a livello italiano.

Lo spunto è partito dal tema generale del progetto. Nel 2018 il Viaggio della Memoria è dedicato ai Giusti fra le Nazioni, persone non ebree che durante la guerra hanno salvato la vita a ebrei. In molti casi guidati dai loro precetti religiosi. È il caso di tanti albanesi che negli anni del conflitto nascosero ebrei in fuga, ricordati dalla mostra “Besa – Un codice d’onore”, allestita da Istoreco nella sinagoga di Reggio Emilia nei mesi scorsi. O dei giusti fra le nazioni cattolici Gino Bartali, campionissimo del ciclismo, e del sacerdote cavriaghese don Enzo Boni Baldoni, che durante la guerra, parroco nell’Appennino reggiano a Quara, ha dato ospitalità a diverse famiglie ebree in cerca di riparo e di una possibilità di scappare dall’Italia.

Così ieri rappresentati civili e religiosi si sono ritrovati insieme, per oltre otto ore hanno visitato i due complessi sotto un vento gelido e un termometro che ha sfiorato i meno 10 gradi, testimonianza efficacissima di cosa fosse il campo all’epoca. E dopo la lunga esplorazione di un luogo dove si trovano le ceneri di oltre un milione di persone, in gran parte sterminate solo per la loro provenienza “razziale”, il grande gruppo – circa duecento persone ieri – si è ritrovato per una riflessione condivisa. “Dopo giornate così forse ci vorrebbe solo il silenzio, ma un’esperienza simile ci deve servire anche per ricordare che pure noi abbiamo una responsabilità, la responsabilità di conoscere per capire cosa è accaduto e usare la nostra testa e il nostro cuore per capire dove possiamo andare», ha affermato il vescovo Camisasca.