A un mese dall’introduzione del Reddito di Inclusione, il Caf Acli rende noti i dati di coloro che si sono rivolti agli uffici per compilare il modello ISEE, necessario per dimostrare di avere i requisiti patrimoniali per richiedere il contributo.

«Mi preme sottolineare» esordisce il Presidente provinciale delle Acli di Bologna, Filippo Diaco «che i contributi pubblici che rendono possibile la gratuità della compilazione, per i cittadini, del modello Isee sono esauriti da oltre un mese». Contributi Inps terminati proprio alla vigilia dell’introduzione del REI, per il quale, come per la quasi totalità degli ammortizzatori sociali e di welfare previsti dagli Enti pubblici, la presentazione dell’Isee è requisito imprescindibile: «si è resa necessaria un’azione di responsabilità da parte del Caf Acli, che ha mantenuto la gratuità, a proprio completo carico, per non mettere in difficoltà le numerose famiglie che si rivolgono a noi ogni anno per accedere alle forme di contribuzione previste, spesso fondamentali per la sopravvivenza delle persone» commenta Diaco. A fronte di ciò, dal primo dicembre ad oggi sono stati 2425 i cittadini in possesso delle condizioni per accedere al reddito di inclusione che hanno svolto la pratica presso le Acli. Di questi, 1221 sono cittadini stranieri. Oltre la metà, dunque, provengono da Paesi esteri, fra cui spiccano la Romania (193 domande), il Marocco (183), e la Moldavia (167). «Ci ritroviamo, dunque, nella media dei dati comunicati ieri dall’Acer per quanto riguarda l’edilizia pubblica» commenta il presidente Diaco. «Anche se i numeri sono allarmanti, non si deve generare una “guerra fra poveri”» prosegue il presidente delle Acli «ma senz’altro occorre affinare gli strumenti di controllo su chi detiene beni mobili e immobili all’estero». Negli ultimi anni, l’Inps ha stretto accordi con diversi Paesi stranieri, affinché gli ammortizzatori sociali concessi dall’ente non possano essere beneficiati da chi vive all’estero, limitando così, ad esempio, le numerose “pensioni sociali” e disoccupazioni godute oltre il confine. «Purtroppo, in alcuni casi le verifiche sono molto difficili e dispendiose, a volte mancano gli accordi fra Amministrazioni o è impossibile risalire alla documentazione o attestare il valore dei beni immobili» continua Diaco. «Tuttavia, chi ha proprietà nella propria terra d’origine, non può essere considerato alla stregua di chi non ha proprio nulla in assoluto. Non è equo e si rischia di sottrarre il sostentamento agli ultimi fra gli ultimi, ai poveri assoluti, per cui anche un contributo modesto fa la differenza» prosegue il Presidente. «Occorre ripensare il nostro sistema di welfare distaccandosi dalla logica del bonus e del cumulo di benefici, per permettere una distribuzione più equa delle risorse a disposizione». Ogni anno il solo Caf Acli di Bologna compila circa 17.000 modelli Isee e il dato è in aumento costante.