Un’area edificabile collocata nei pressi della Polisportiva Madonnina, tra le vie don Fiorenzi e Marco Polo, e una attigua al complesso Windsor Park tra le vie San Faustino e Padovani: sono le due aree pubbliche, entrambe di oltre 9 mila metri quadrati, individuate dal Comune di Modena che tramite avviso pubblico potranno essere cedute in diritto di superficie per la realizzazione di nuove Cra, Casa Residenza per anziani.
Attraverso un’altra procedura pubblica, l’amministrazione intende inoltre raccogliere manifestazioni di interesse per la realizzazione di Cra in aree private.
L’obiettivo è promuovere la costruzione di Case residenza per anziani per aumentare l’attuale offerta di circa 300 posti letto (comprensivi dei 70 posti accreditati del Ramazzini, aumentando quindi l’offerta di 230 posti) in modo da poter coprire il fabbisogno che è in costante crescita, rafforzando un modello di welfare mix in collaborazione con i privati.
Dopo una prima Commissione a carattere informativo, mercoledì 13 dicembre, le assessore al Welfare Giuliana Urbelli e all’Urbanistica Anna Maria Vandelli hanno illustrato ai consiglieri la delibera, che andrà prossimamente in Consiglio, relativa alle linee programmatiche per il potenziamento dell’offerta di Cra e i relativi percorsi procedurali. Due infatti le procedure che dovranno essere attivate.
Per quanto riguarda le aree pubbliche, la proposta della Giunta che prevede un avviso pubblico per la costituzione del diritto di superficie per 60 anni, è legata a valutazioni sull’attuale distribuzione delle strutture pubbliche e private, all’accessibilità attraverso trasporto pubblico, alla vicinanza di servizi e all’occasione di riqualificare aree più ampie. Essendo innanzitutto necessario garantire la sostituzione dei posti del Ramazzini, l’attuale gestore vanterà il diritto della continuità dell’accreditamento e in caso non si candidi saranno considerate altre proposte. Il percorso per realizzare Cra in area privata fissa invece i requisiti che dovranno avere le aree che possono essere candidate.
“Saranno ammesse proposte coerenti con l’obiettivo di incentivare iniziative volte a non consumare nuovo territorio – spiega l’assessora Vendelli – e che investono sulla riqualificazione e sulla rigenerazione, così come sulla trasformazione e il recupero dell’edificato investendo sul risparmio energetico e la sicurezza degli edifici esistenti. Siamo convinti che gli standard edilizi previsti qualificheranno l’intervento sia in chiave sociale che urbanistica”.
“La procedura – continua Anna Maria Vandelli – prevede che l’eventuale interesse su aree private si concretizzi con l’allineamento agli strumenti urbanistici attraverso una variante al Poc. La variante non sarà necessaria se si tratterà di aree aventi destinazione edilizia D4 (case di cura e ospedali non appartenenti a enti di diritto pubblico istituzionale operanti) come è gran parte del centro storico; in questo caso basterà il semplice permesso di costruire avendo già una destinazione compatibile.
La variante, invece, servirà se si tratta di aree F (attrezzature generali) o aree G (aree a servizi di interesse collettivo) dove si potrà procedere con un permesso di costruire in deroga per interesse pubblico che dovrà essere approvato dal Consiglio comunale”.
Gli operatori ammessi ad entrambe le procedure dovranno essere in possesso dei requisiti necessari per gestire e costruire una Casa Residenza per anziani, anche in raggruppamento con altri soggetti, e dovranno essere disponibili ad accreditarsi, pertanto le proposte devono rispettare i criteri fissati dalla Direttiva regionale.
“Il progetto – aggiunge l’assessore Urbelli – rappresenta forse il traguardo più importante del nostro mandato da cui contiamo di partire per dare risposta al bisogno crescente di risposte residenziali, temporanee e definitive, di tanti cittadini non autosufficienti e dei loro ‘caregiver’. La popolazione anziana è in aumento, così come le persone colpite da disabilità grave, acquisita o congenita. Se da un lato abbiamo investito sulla domiciliarità, rimane ed aumenta il bisogno di residenzialità, anche perché – lo ricordiamo – le nostre strutture rispondono a richieste temporanee di ‘sollievo’, di riattivazione, di trattamento rispetto alla fase acuta del disturbo comportamentale in caso di demenza; infine, vista l’assenza di un hospice territoriale, le Cra modenesi accolgono pazienti con patologia in fase terminale che rientrano nei progetti di fine vita”.
Inoltre per l’assessore Urbelli “la realizzazione di nuovi posti in Cra (le ex Rsa) grazie all’accreditamento, qualifica l’offerta complessiva dei servizi e si traduce in un investimento importante per la città, in termini economici, occupazionali e sociali. Oltre all’investimento iniziale di alcuni milioni di euro, infatti, la gestione di una struttura aumenta l’occupazione qualificata, in particolare quella femminile, con un indotto strutturale di 2 milioni di euro”.