Il tema delle molestie e della violenza nei luoghi di lavoro ultimamente è balzato ai primi posti della cronaca, ma il mondo dello spettacolo non è però l’unico luogo nel quale le donne corrono rischi e diventano vittime: secondo i dati che in settembre 2017 l’Istat ha condiviso con la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, si stima che siano un milione 403 mila le donne che hanno subito, nel corso della loro vita lavorativa, molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro.  

Si tratta di circa il 9 per cento (l’8,9%) delle lavoratrici, incluse le donne in cerca di occupazione. In particolare, i ricatti sessuali per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni di carriera hanno interessato, nel corso della loro vita, 1 milione e 100 mila di donne.

Solo una donna su 5, tra quelle che hanno subito un ricatto, ha raccontato la propria esperienza, parlandone soprattutto con colleghi (8,1%), molto meno con il datore di lavoro, dirigenti o sindacati. Quasi nessuna ha denunciato il fatto alle Forze dell’Ordine (0,7%). Una donna su tre che ha subito un ricatto sessuale (34%), in seguito all’episodio ha cambiato lavoro volontariamente o ha rinunciato alla carriera.

Si tratta di dati gravissimi, che rendono necessaria un’azione forte e congiunta di tolleranza zero verso qualsiasi forma di molestie e violenza, che lede la dignità delle donne lavoratrici e dei lavoratori tutti (non dimentichiamo certamente che, seppur con peso statistico diverso, possono esserne vittima anche lavoratori maschi).

Cgil, Cisl e Uil Emilia-Romagna hanno sottoscritto nel maggio 2017 un importante Accordo con Confindustria, caratterizzando regionalmente un’intesa nazionale. A distanza di alcuni mesi, le organizzazioni sindacali si ritroveranno il 4 dicembre per fare il punto della situazione, verificare l’applicazione dell’accordo in realtà aziendali regionali, e allargare la platea di lavoratrici e lavoratori interessati, invitando altre associazioni datoriali ad un percorso di sottoscrizione.

“L’Accordo parte dal riconoscimento che le molestie e la violenza possono interessare qualsiasi posto di lavoro e qualsiasi lavoratore, che possono essere di natura fisica, psicologica o sessuale, e che il rispetto della dignità a tutti i livelli sul luogo di lavoro è una caratteristica imprescindibile per un’impresa sana e di successo. Dobbiamo far emergere questo tema, far in modo che si ridefiniscano i livelli di accettabilità dei comportamenti violenti e che si adottino procedure effettive e specifiche di prevenzione e gestione dei casi.  L’inserimento degli Uffici delle Consigliere di Parità nell’Accordo regionale, come riferimenti istituzionali a cui rivolgersi, è una specificità regionale che fa comprendere l’opportunità e l’efficacia di agire in rete, ognuno nell’ambito delle sue responsabilità. Le imprese emiliano-romagnole che hanno recepito l’accordo in modo concreto e fattivo, inserendo procedure nei propri contratti integrativi, sono ancora poche, ma siamo all’inizio e siamo fiduciosi che aumenteranno”.