A fine settembre erano 85.158: trova conferma una leggera flessione rispetto all’anno precedente (-0,2 per cento). Crescono le imprese dei servizi, in particolare alla persona e delle attività di supporto per le funzioni d’ufficio e alle imprese. Fa eccezione il sensibile calo del commercio al dettaglio. All’opposto prosegue la contrazione in agricoltura. Continua la ricomposizione tra il calo delle società di persone e delle ditte individuali e la crescita delle società di capitale.

Al 30 settembre scorso le imprese attive femminili erano 85.158, pari al 21,0 per cento del totale delle imprese regionali, con una leggera flessione (-178 unità, pari a un -0,2 per cento) rispetto alla stessa data del 2016. Gli effetti della crisi passata si riflettono ancora in misura maggiore sulle imprese non femminili, che sono risultate 3.620 in meno (-1,1 per cento). Quindi le imprese rosa, in un certo senso “tengono meglio”.

Negli ultimi tre anni la demografia delle imprese ha un andamento migliore a livello nazionale, anche per le sole imprese femminili, che nel trimestre sono aumentate in Italia (+0,3 per cento ) e nella metà delle regioni italiane. L’incremento è stato più rapido nel Lazio e in Campania (+1,2 per cento, in entrambi i casi), ma le imprese femminili aumentano anche in Lombardia (+0,5 per cento) e in Veneto (+0,3 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.

 

Attività economica. Le tendenze a livello settoriale risultano ampiamente divergenti. Crescono le imprese dell’insieme dei servizi (+0,4 per cento, +219 unità), grazie soprattutto all’incremento delle imprese dei servizi alla persona (+143 unità, +1,5 per cento) e delle attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (+101 unità, +9,2 per cento), nonostante la rilevante eccezione dell’insieme del commercio (-342 unità, -1,5 per cento). Detto del commercio, le tendenze negative originano inoltre dalla storica tendenza negativa in agricoltura (-331 unità, -2,5 per cento) e dalla crisi delle costruzioni (-1,4 per cento).

 

La forma giuridica. La flessione dell’insieme delle imprese femminili è da attribuire a quella delle ditte individuali (-0,6 per cento -317 unità) e alla sensibile riduzione delle società di persone (-336 unità, -2,5 per cento), che risentono dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata. Questa sostiene la crescita delle società di capitale (+462 unità, pari al 3,4 per cento), anche se questa risulta più contenuta rispetto nel recente passato. Le cooperative e i consorzi continuano a fare registrare una discreta crescita (+1,0 per cento).