“Parte dei fondi giunti a Modena attraverso il contributo “Misure urgenti a favore dei Comuni in materia di accoglienza” erogato dallo Stato ai Comuni che hanno ospitato migranti, potranno essere utilizzati per progetti finalizzati a qualificare l’offerta formativa delle scuole dove più alta è la concentrazione di studenti con minore livello di conoscenza della lingua italiana”.

Lo ha annunciato l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli rispondendo, giovedì 26 ottobre in Consiglio comunale, all’interrogazione del consigliere di FI Giuseppe Pellacani su “Gestione dei rifugiati e richiedenti asilo nel comune di Modena”.

L’assessora ha spiegato che “sul 2017 il contributo una tantum, che sul 2016 ha significato per Modena 400mila euro, diventa strutturale; le risorse rientrando pertanto nelle disponibilità del Welfare, finanzieranno la spesa sociale legata a bisogni e fragilità del territorio, non solo sul fronte dell’integrazione. In particolare – ha precisato – stiamo valutando con il sindaco e l’assessore Cavazza di utilizzare parte di quei fondi per rafforzare le misure di inclusione degli alunni con difficoltà di apprendimento della lingua italiana e di qualificazione della didattica con progetti speciali identificati dalle scuole”.

Per quanto riguarda i numeri, sono 918 i migranti gestiti tramite i Cas, Centri Straordinari di Accoglienza di pertinenza della Prefettura, superando quindi il limite previsto al 2,5 per mille anche se, ha osservato Urbelli “il Comune di Modena ha in tal modo in parte sopperito in chiave solidaristica alle quote previste per aree della Provincia maggiormente in difficoltà nel reperite alloggi, come quelle del Cratere”. Altri 60 migranti sono invece inseriti nel progetto Sprar interamente gestito dal Comune di Modena utilizzando 14 appartamenti diffusi sul territorio comunale e con attività affidate, attraverso procedura di gara aperta, al Consorzio di Solidarietà Sociale di Modena. Sono infine 16 i ragazzi e giovani adulti accolti in famiglie affidatarie attraverso WelcHome, con “livello di integrazione linguistica, scolastica, lavorativa molto alto e costi per la collettività pari a 1/8 rispetto alle tradizionali risposte comunitarie”.

L’assessora Urbelli ha anche spiegato che “il piano finanziario del progetto Sprar per il triennio 2017–2019 prevede il cofinanziamento del Comune di circa 44 mila euro per ciascun anno, costituiti dalla valorizzazione del canone annuo figurativo di alloggi di proprietà comunale” e tali costi non incidono sul pareggio di bilancio.

Infine, per quanto riguarda i Cpr nell’ambito delle “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale”, l’assessora ha ribadito che “al momento non sono pervenute al Comune proposte ufficiali e formali, nel qual caso avremmo già provveduto a investire il Consiglio comunale – ha detto – ma l’ipotesi di utilizzare la struttura di via Lamarmora è sicuramente al vaglio del Ministero e della Regione. Di fronte a tale eventualità, e tenendo ben conto della precedente esperienza modenese (in merito alla quale ha parlato di “cattiva gestione”) il sindaco ha espresso personalmente al Ministro Minniti e al Presidente della Regione, alcune considerazioni. In primo luogo, il Comune conferma l’impegno per l’accoglienza e l’integrazione dei profughi, rifugiati e richiedenti asilo e in questo senso proseguirà con determinazione la collaborazione con il Governo ed è particolarmente interessato ad ampliare le possibilità di impiego temporaneo dei profughi, rifugiati e richiedenti asilo in attività socialmente utili a servizio delle comunità locali. Il Comune comprende anche la necessità di rendere effettivi le espulsioni e i rimpatri e di tutelare maggiormente i cittadini nei confronti di illegalità e microcriminalità, che possono proliferare in mancanza di un governo rigoroso e responsabile dei fenomeni migratori, ma nell’eventualità che Governo e Regione decidano di ampliare la rete dei Centri di Permanenza per i Rimpatri a Modena, l’amministrazione comunale chiederà con determinazione il rispetto di alcuni requisiti: la garanzia assoluta del rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone, che deve poter essere controllata anche dalle istituzioni che rappresentano il territorio; la garanzia che nel centro sia impiegato personale qualificato e adeguatamente formato e che non sia in nessun modo sottratto ai corpi dello Stato impegnati nella protezione dell’ordine pubblico sul territorio; che anzi, i Corpi dello Stato della Provincia siano rafforzati in termini di uomini e mezzi; che il miglioramento delle misure di prevenzione e repressione dei fenomeni illegali riconducibili all’immigrazione straniera sia accompagnato da un ulteriore impegno, anche finanziario, dal lato dell’accoglienza e dell’integrazione”.

IN 200 IMPEGNATI IN LAVORI SOCIALMENTE UTILI

Nel secondo semestre del 2016 a Modena sono stati quasi 200 i rifugiati coinvolti in attività di volontariato per la città presso associazioni sportive, cura del verde e del territorio e volontariato sociale. Durante l’estate in diversi hanno contribuito alla tinteggiatura delle classi delle scuole Paoli e dei 3 plessi scolastici del Comprensivo 2. Il prossimo passo sarà la pulizia settimanale di aree particolari della città attraverso un progetto specifico, a partire dalla zona dell’ex Macello.

Lo ha detto l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli rispondendo nel Consiglio comunale di giovedì 26 ottobre all’interrogazione di Adolfo Morandi (FI) denominata “I profughi/richiedenti asilo sono un numero sempre più rilevante, è opportuno mettere in campo azioni per consentire in loco il loro utilizzo per lavori socialmente utili alla collettività oltre che consentire l’apprendistato nelle attività di servizio e produttive, allo scopo di recuperare le spese sostenute per il loro mantenimento, anche se in minima parte, e di consentire loro di conoscere gli usi e costumi del nostro popolo, e iniziarli alla loro eventuale integrazione”.

Giuliana Urbelli ha spiegato che per mettere a sistema le attività di volontariato, l’assessorato ha promosso, assieme alla Prefettura, un tavolo tecnico per costruire progetti strutturati individuando azioni che possano essere utili per la città.

Ha quindi ricordato lo schema di accordo approvato dalla Giunta regionale nel 2015 per proporre strumenti di attuazione omogenei al fine di promuovere attività di volontariato e di fatto anticipato dal Comune di Modena, tra i primi a promuovere con Prefettura, Associazione Servizi per il volontariato, Forum provinciale Terzo Settore un “Protocollo d’intesa per la realizzazione di percorsi di accesso al volontariato rivolti a persone inserite nei programmi governativi di accoglienza per richiedenti protezione internazionale” che a marzo di quest’anno è stato allargato all’intera Provincia. Mentre è di febbraio 2017 l’Accordo, firmato dal Comune di Modena, teso a implementare le attività di volontariato anche attraverso strumenti omogenei per la definizione degli impegni delle parti, ovvero con specifici “patti di volontariato” sottoscritti dai richiedenti asilo.

“Non è facile coordinare queste attività – ha osservato l’assessora – anche perché formazione, alfabetizzazione, socializzazione rientrano negli obblighi che i diversi soggetti gestori hanno in base ai contratti stipulati con le Prefetture, tuttavia riteniamo che l’implementazione di questi Protocolli rappresenti una priorità per il processo di inclusione sociale di lungo periodo”.

In particolare il tavolo tecnico costituito a maggio, esercita le funzioni di coordinamento operativo delle attività, come previsto dal Protocollo della Prefettura: coordina l’attività di sensibilizzazione; cura i rapporti con le organizzazioni interessate ad attivare progetti di volontariato, on i soggetti gestori di progetti e di erventi di accoglienza; garantisce un colloquio motivazionale e l’orientamento a chi è interessato ad aderire al progetto; garantisce il raccordo con chi presta volontariato e i soggetti disponibili ad accoglierlo e il monitoraggio sull’andamento di ogni progetto.

L’assessore ha infine sottolineato l’impegno promosso attraverso l’Accordo di rete tra scuole secondarie, Comune e CPIA (che garantisce i corsi di italiano L2, di scuola media, il modulo di base sulla sicurezza negli ambienti di lavoro) per realizzare percorsi di istruzione e di formazione professionale e l’impegno sulle attività di orientamento in accordo con Servizi sociali, Comunità di accoglienza e famiglie WelcHome per i minori che abbiano compiuto 16 anni.

 

IN VIA MILANO UNA SOLUZIONE TEMPORANEA

L’edificio di via Milano, un ex asilo di proprietà della Diocesi, è stato utilizzato dalla Prefettura per ospitare 54 richiedenti asilo nel maggio scorso in un momento di emergenza e in mancanza di altre “soluzioni di pronta disposizione”. Lo ha precisato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli in Consiglio comunale, in risposta all’interrogazione presentata dai consiglieri del Pd Federica Di Padova e Tommaso Fasano, sottolineando come prima la Prefettura abbia “accertato le condizioni di agibilità e igiene” dello stabile.

Il sindaco ha quindi ricordato che la soluzione adottata dalla Prefettura aveva carattere di temporaneità e prevedeva il “progressivo trasferimento degli ospiti in appartamenti, secondo il criterio dell’accoglienza diffusa adottato in questa provincia”. A causa delle difficoltà nel reperimento di alloggi “i trasferimenti sono stati graduali – ha aggiungo Muzzarelli – e il provvedimento prefettizio di deroga temporanea alla destinazione d’uso dell’edificio è stato prolungato al 31 dicembre”.

I consiglieri nell’interrogazione chiedevano anche di conoscere il coinvolgimento del Comune in questa decisione e quali misure “l’amministrazione sta portando avanti per garantire a queste persone una sistemazione dignitosa e consona ai principi di ospitalità e accoglienza a cui questa amministrazione si è sempre ispirata”.

Il sindaco ha spiegato che l’Amministrazione comunale non è stata immediatamente coinvolta nella gestione dell’arrivo dei richiedenti asilo, “ma da subito si è adoperata per verificare che tale presenza non minasse la coesione sociale del quartiere. L’interlocuzione con la Prefettura è stata intensa e ha contribuito a definire i tempi di permanenza in via Milano e a favorire i percorsi in uscita”. Il Comune, inoltre, allo scopo di continuare e consolidare modelli di accoglienza diffusa, si è adoperato con la Prefettura “per diffondere a livello provinciale la presenza dei profughi e richiedenti asilo”.

Nella risposta, il sindaco ha anche ricordato le diverse attività in corso per sostenere il processo di inclusione, mentre rispetto alla situazione nazionale ha osservato che in seguito alle nuove politiche nazionali, il fenomeno “degli sbarchi sulle coste del Paese è sensibilmente diminuito e ciò dovrebbe consentire un governo più efficace dei flussi sul territorio e un maggiore orientamento delle politiche dall’emergenza all’integrazione, benché rimangano aperte molte questioni su scala europea e internazionale riguardo all’aiuto ai Paesi d’origine delle migrazioni, alla lotta ai trafficanti e all’accoglienza”.