Arriveranno nei prossimi giorni a Vergato, in due appartamenti della frazione Tabina, a pochi chilometri dal centro cittadino, una decina di rifugiati (in particolare si tratta di una famiglia e di cinque adulti), persone cioè a cui è stato riconosciuto il diritto a risiedere in Italia perché se tornassero nel loro paese potrebbero subire persecuzioni a causa di conflitti o disordini in corso.

Il punto di accoglienza integrata fa parte del cosiddetto SPRAR cioè “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”, un progetto finanziato dal governo per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo secondo la definizione prevista dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite. Per l’area della Città Metropolitana di Bologna è seguito direttamente dall’ASP (Azienda per i Servizi alla Persona) Città di Bologna. Lo scopo è quello di costruire percorsi di autonomia lavorativa e abitativa, mirando all’inserimento del territorio sociale di riferimento, distribuendo i rifugiati su tutta l’area metropolitana in maniera equilibrata, per agevolarne l’integrazione.

Ad affiancare l’ASP ci sono poi diversi operatori (nel caso di Vergato sarà l’associazione onlus Mondo Donna) che sostengono i rifugiati nel rapporto con le pubbliche amministrazioni, nell’apprendimento della lingua italiana, nell’accesso al servizio sanitario, nell’inserimento del mondo del lavoro e in attività di socializzazione.

“Considerando il passato terribile che è alle spalle di queste persone” commenta il sindaco di Vergato Massimo Gnudi “uno degli obiettivi principali di queste attività è quello di favorirli nella riconquista di una autonomia che hanno evidentemente perduto”.