Si è svolto stamattina il seminario promosso da Cgil Cisl Uil “Immigrazione: una storia diversa. Lavoro, inclusione partecipazione per una convivenza democratica e solidale”, iniziativa che apre il nutrito programma del Festival della Migrazione a Modena.
Importanti i contributi degli ospiti invitati, Giuseppe Casucci Uil nazionale, Giuseppe Morrone Unimore, Valerio Vanelli Unibo, Liliana Ocmin Cisl nazionale, Emanuele Galossi autore del libro “(Im)migrazione e sindacato”, Giuseppe Massafra Cgil nazionale.
Si è partiti dal concetto che l’immigrazione è una risorsa e non un peso per la società italiana e modenese, e che purtroppo oggi il dibattito sull’immigrazione viene troppo spesso distorto a fini elettorali, puntando sulle paure di chi sta già pagando la crisi economica.
E’ stato evidenziato come i flussi migratori in Italia siano in calo e che il nostro Paese viene considerato come tappa di passaggio verso altri paesi europei. L’Italia è diventata un paese meno attrattivo, infatti  si sono persi circa 400.000 posti di lavoro tra gli immigrati, con il rischio per queste persone di perdere anche il permesso di soggiorno anche se si è da molti anni nel nostro paese.
Su 60 milioni di italiani 5 sono immigrati (1,5 naturalizzati italiani) e producono il 9-10% del Pil. Gli immigrati producono 15 miliardi e ne consumano 12 in termini di welfare, regalando quindi 3 miliardi al Paese.
Si è ragionato sulla dinamica storica verso il territorio modenese trovando numerose analogie con i flussi dal sud Italia degli Anni Settanta e Ottanta, sia per le problematiche legate alle condizioni di vita che per le tipologie lavorative, ieri come oggi fra le meno qualificate nel mercato del lavoro. Il 63% degli stranieri è occupato in attività di basso profilo, fra cui servizi domestici, di cura, operatori della ristorazione, pulizie, edilizia, braccianti, addetti alle vendite e ambulanti, ecc…

Dall’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, emerge che gli stranieri sono l’11,9% della popolazione, nella provincia di Modena sono quasi 91mila, pari al 12,9% (terza dopo Pc e Pr), di cui nel comune capoluogo quasi 28mila, pari al 15,0%. Il tasso di occupazione – rapporto fra occupati di 15-64 anni e popolazione della stessa fascia di età – in Emilia-Romagna risulta per i cittadini stranieri pari al 59,0%, decisamente inferiore a quello degli italiani (68,0%).
Gli stranieri sono occupati maggiormente nelle costruzioni (14,5% contro 6,9% degli italiani) e nell’industria (30,8% contro 27,6%). Per quanto riguarda il terziario si evidenziano rilevanti differenze di genere, con quasi tre quarti delle donne straniere (74,4%) occupate come assistenti familiari o in lavori di cura.
Marcata prevalenza di avviamenti a tempo determinato anche tra i lavoratori stranieri, soprattutto per la componente femminile. Il differenziale retributivo rispetto agli italiani è del 24% in meno per gli stranieri, e del 26,7% se si guarda solo alla componente femminile.
E’ stato presentato anche un focus su lavoratori stranieri e rappresentanza sindacale. I lavoratori stranieri sono 2,4 milioni in Italia e 1 milione è iscritto al sindacato. Sulla base di un sondaggio nazionale, i lavoratori immigrati si avvicinano al sindacato soprattutto per la tutela nel luogo di lavoro e per servizi di assistenza individuale. Chiedono di essere maggiormente rappresentati nell’organizzazione sindacale, di favorire la contrattazione sociale e ai sindacati chiedono di impegnarsi per una normativa meno punitiva nei loro confronti e che li tuteli maggiormente (abrogazione della Bossi-Fini, voto amministrativo, legge sulla cittadinanza).

Nel pomeriggio è previsto un laboratorio dove studenti e delegati sindacali, moderati dai formatori Claudio Arlati e Giancarlo Spaggiari, si confronteranno sul tema della cittadinanza e dello ius soli. E’ prevista la testimonianza di una rappresentante dell’associazione #Italianisenzacittadinanza, Rossella Caci di origine israeliana, la cui famiglia è in Italia da tre generazioni.
L’iniziativa di oggi si inserisce infatti nella mobilitazione nazionale “L’Italia sono anch’io” e di #Italianisenzacittadinanza, a cui aderiscono anche Cgil Cisl Uil, a sostegno dell’approvazione della legge sulla cittadinanza per i giovani nati e cresciuti in Italia, o che vi abbiano compiuto un ciclo di studi.
I sindacati ritengono che il fenomeno migratorio non debba essere affrontato in un’ottica di emergenza, ma in modo strutturale, con politiche di accoglienza e garanzie di uguali diritti e doveri.
Solo garantendo pari dignità di diritti tra italiani e migranti, e un percorso di naturalizzazione più certo, si possono evitare forme di ricatto, anche nel mondo del lavoro che si traducono in fenomeni di sfruttamento e dumping, anche per gli italiani.