Assistente domiciliare cercasi, Comune risponde. Succede a Modena, dove questa mattina è stato inaugurato, in via Viterbo 74 presso il Polo Sociale 3,“aMoDo” (assistenza Modena a Domicilio). Uno sportello nato in via sperimentale per offrire un aiuto concreto alle persone che si trovano anche temporaneamente, ad esempio a seguito di una dimissione ospedaliera, in condizioni di non autosufficienza e hanno bisogno in tempi brevi di assistenza. 

Il servizio, promosso dal Comune con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e realizzato attraverso un ente gestore, è aperto a tutti i cittadini residenti, che vengono accompagnati nella ricerca, selezione e gestione contrattuale dell’assistente familiare. Non solo, perché offre anche un aiuto economico alle famiglie per sostenere questa spesa (prima mensilità lorda, purché in assenza di altri contributi erogati dal o tramite il Comune nell’anno in corso), e affianca gli assistenti lungo il percorso professionale, garantendone la formazione, la qualità e la regolarità del lavoro prestato.

“Si tratta di un’esperienza realmente innovativa, capace di offrire una risposta concreta a molteplici bisogni- ha affermato al taglio del nastro la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. É importante favorire la permanenza delle persone autosufficienti nel proprio ambiente di vita e sgravare il più possibile il carico dei familiari, non solo dal punto di vista economico. Quello della non autosufficienza è un tema che alla Regione sta particolarmente a cuore. E oggi possiamo dire che, a distanza di dieci anni dal suo avvio, il Fondo regionale costituisce un caso di eccellenza in Italia per mole di risorse impiegate, rete di servizi messi in campo, professionalità coinvolte ed esperienze acquisite. Dal 2007 in Emilia-Romagna per la non autosufficienza sono stati assegnati oltre 4 miliardi di euro, di cui più di un miliardo di risorse regionali dagli assessorati a Sanità e Welfare. Per noi- ha concluso la vicepresidente- è fondamentale non lasciare sole le persone in condizioni di fragilità e chi le assiste”.

“Il nuovo servizio – afferma l’assessora a Welfare Giuliana Urbelli – è funzionale al mantenimento delle persone fragili e in condizioni di non autosufficienza anche temporanea al proprio domicilio, limitando situazioni di isolamento e carichi assistenziale difficili da reggere nel lungo periodo per i caregiver.

Accanto ai servizi di assistenza domiciliare che il Comune mette in campo – osserva l’assessore – intendiamo giocare un ruolo come settore pubblico nel rispondere al bisogno di assistenza qualificata che proviene da numerose famiglie con l’obiettivo di semplificare il lavoro di cura, in cui spesso, e sovente all’improvviso, i nuclei si trovano ‘soli’. L’incontro tra domanda e offerta nella scelta della ‘badante’ rappresenta infatti una delle fasi salienti del successo della relazione, sia in termini di appropriatezza che di velocità. Al tempo stesso – continua l’assessora – vorremmo contribuire a ordinare un mercato del lavoro che ha contorni non sempre nitidi. Il Comune sceglie quindi di mantenere presso di sé un ruolo di regia che garantisca tutti gli attori coinvolti in più fasi: la scelta della ‘badante’, la sua contrattualizzazione, la formazione ed il supporto alle assistenti stesse, che rappresentano ormai una parte importante della nostra comunità professionale spesso non riconosciuta come tale. Inoltre, sostiene gli utenti con un contributo economico”.

 

IN FUNZIONE SPORTELLO E NUMERO VERDE

La persona che ha bisogno di un’assistente familiare o un suo familiare può recarsi allo Sportello AModo o telefonare al numero verde 800 493797 oppure al numero 059 2034281. Presso lo Sportello si ricevono consulenza e informazioni sull’intera gamma dei servizi domiciliari per la non autosu­fficienza e si può attivare il nuovo servizio aMoDo per individuare e assumere in maniera trasparente l’assistente familiare adatto al contesto e alla persona che deve essere assistita. Il servizio, promosso dal Comune e realizzato attraverso il CSS, il Consorzio di Solidarietà Sociale di Modena, è rivolto a chi si trova in condizione di non autosufficienza permanente, come nel caso degli anziani, o temporanea, come nel caso di persone in dimissione protetta o con lunghe convalescenze post-operatorie.

Lo Sportello raccoglie immediatamente la richiesta di assistenza e ne valuta l’ammissibilità. In tempi brevi aMoDo comunica quindi l’accettazione della richiesta, o le eventuali motivazioni della non accettazione, e attiva l’iter di assistenza familiare. Fissa una visita presso il domicilio della persona non autosufficiente per la valutazione del bisogno assistenziale, propone una rosa di tre assistenti familiari selezionati e formati, gestisce le pratiche contrattuali.

La famiglia della persona non autosufficiente viene poi seguita nel percorso assistenziale e contrattuale e riceve un riferimento per il Pronto Intervento da parte del gestore che si fa anche carico delle attività di sostegno e aggiornamento rivolte agli assistenti familiari. È inoltre previsto un contributo economico erogato dal Comune pari alla prima mensilità lorda corrisposta all’assistente familiare come da contratto stipulato.

Beneficiari del servizio sono tutti i residenti nel Comune di Modena che necessitano di assistenza familiare, mentre per ottenere il contributo economico è necessario non aver beneficiato di altri contributi erogati dal Comune nell’anno in corso.

All’assistente familiare, a cui viene richiesta un’adeguata esperienza, cittadinanza italiana o un titolo di soggiorno valido, e un’appropriata conoscenza della lingua italiana, il progetto assicura formazione e regolarità contrattuale.

Lo Sportello AModo si trova presso il Polo Sociale 3 in via Viterbo 74, è aperto lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 13; lunedì e giovedì anche dalle 14.30 alle 18 (amodo@comune.modena.it, www.comune.modena.it/welfare).

I Fondi per la non autosufficienza
Il Fondo nazionale è stato istituito nel 2006, con un’apposita legge, per fornire sostegno a persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti, e favorirne il mantenimento nel proprio contesto di vita. Le risorse, che ogni anno vengono ripartite tra le Regioni, servono per potenziare l’assistenza domiciliare o interventi complementari al percorso domiciliare (come ricoveri temporanei in strutture di sollievo).  Si tratta di risorse aggiuntive rispetto a quelle già destinate alle prestazioni e ai servizi a favore delle persone non autosufficienti da parte delle Regioni e delle autonomie locali.
La Regione Emilia-Romagna nel 2007 ha avviato il proprio Fondo regionale per la non autosufficienza (Frna) per finanziare i servizi socio-sanitari rivolti alle persone in condizioni di non autosufficienza e a coloro che se ne prendono cura. Ogni anno la Regione ha stanziato più di 120 milioni di proprie risorse aggiuntive, che si sono sommate agli oltre 300 milioni di euro annuali del Fondo sanitario regionale. Soltanto nel 2016, al Fondo regionale sono stati destinati oltre 471 milioni.

L’assistenza familiare: andamento del fenomeno
I dati Inps registrano a livello nazionale un calo dei collaboratori domestici regolarmente iscritti, che si concentra però sulla categoria delle “colf”, a fronte di una sostanziale tenuta dei rapporti di lavoro come “badante” (+2,2% tra 2014 e 2015). Aumentano le badanti di nazionalità italiana (+13%), anche se rimangono prevalenti quelle straniere.
In Emilia-Romagna il trend è analogo: nel 2015 si contano 79.776 collaboratori domestici regolarmente iscritti all’Inps, di cui più della metà assunti come “badanti”.
A livello nazionale, nel 2015 i collaboratori domestici erano 886.125, con un calo del 2,2% rispetto al 2014, concentrato soprattutto sulle “colf” (-5,4%). Per quanto riguarda la nazionalità, si contano 213.931 italiani e 672.194 stranieri, il 75,9% dei quali provenienti dall’Europa dell’Est. Nell’87,8% dei casi si tratta di donne. Le regioni con il maggior numero di lavoratori domestici sono Lombardia (160.587, corrispondente al 18,1%), seguita da Lazio (15%), Emilia Romagna (9%) e Toscana (8,5%). In queste 4 regioni si concentra quindi più della metà dei domestici in Italia. /EC

(foto dell’inaugurazione, con la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, seconda da sinistra, e l’assessore al Welfare e Sanità del Comune di Modena, Giuliana Urbelli)