Il Magnifico Rettore, Francesco Ubertini, è intervenuto oggi durante la sessione europea del Consiglio comunale in occasione del 30° anniversario del programma Erasmus.

Di seguito il testo integrale.

“L’Erasmus compie trent’anni. Io mi potrei definire a tutti gli effetti un Rettore della Generazione Erasmus. Sono arrivato a Bologna nel 1988, quando il Programma Erasmus era appena cominciato, per cui per me avere un Programma così ambizioso di scambio di studenti in tutta Europa è una cosa normale. Io, già da studente, sono cresciuto in questo contesto.

Che cosa significa Erasmus? Erasmus significa European Region Action Scheme for the Mobility of University Students: è un programma che nasce con l’idea di scambiare studenti tra le università europee. E l’idea del Programma Erasmus nasce nel 1969 da un’italiana, Sofia Corradi, che sarà nostra ospite, qui a Bologna, tra fine settembre e i primi di ottobre in occasione di un’iniziativa che sta organizzando il nostro Consiglio Studentesco, che qui ringrazio. L’abbiamo invitata per portare una testimonianza di chi questo Programma lo ha pensato.

Ad oggi, l’Erasmus ha mobilitato nel suo complesso 9 milioni di persone. L’Italia ha contribuito per circa il 10%. Tecnicamente, fino al 2014 si parla di Erasmus, mentre dopo si parla di Erasmus+. Questo nuovo programma potenziato, l’Erasmus+, dal 2014 al 2020 conterà su un investimento di quasi 15 miliardi di euro: un dato che ci da la dimensione di quanto l’Erasmus sia cresciuto.

Volevo poi spendere due parole sul ruolo di Bologna. Noi potremmo dire che l’Erasmus di fatto è nel nostro DNA. Quando l’Università di Bologna è nata, nel 1088, i suoi primi studenti arrivavano da tutta Europa. Sono loro che hanno dato vita all’Alma Mater: un moto spontaneo di studenti che da tutta Europa venivano qui per studiare. Basta passare dall’Archiginnasio per avere una testimonianza visiva di questo passato.

Nel 1988, poi, di fatto qui a Bologna si è tenuto il battesimo del Programma Erasmus, quando in occasione dell’Ottavo Centenario dell’Università di Bologna, i Rettori di tutta Europa si ritrovarono per sottoscrivere la Magna Charta Universitatum.

Se guardiamo che cosa ha significato per Bologna il Programma Erasmus, e quindi guardiamo a qualche dato sugli studenti che sono venuti all’Alma Mater per un periodo di studio e sugli studenti che sono usciti da Bologna per fare un’esperienza all’estero, ci troviamo di fronte a numeri davvero impressionanti. Nell’ultima rilevazione, che è stata fatta nel 2014, quindi alla fine del primo Programma, quello strettamente chiamato Erasmus, l’Università di Bologna era il secondo ateneo in Europa in termini di studenti partiti per fare una esperienza all’estero – i cosiddetti studenti outgoing – ed era la quarta università in Europa in termini di studenti incoming, quelli che vengono qui per un’esperienza di studio. E da quel momento i numeri sono cresciuti ancora. Secondo l’ultima rilevazione di quest’anno abbiamo circa 2500 studenti in arrivo da tutta Europa per spendere un periodo da 3 a 6 mesi qua a Bologna e abbiamo 3150 dei nostri studenti che grazie al Programma Erasmus quest’anno potranno fare un’esperienza all’estero.

Mi fa piacere poi darvi due dati su quello che gli studenti Erasmus al termine della loro esperienza dichiarano. Il 94% di loro dichiara che durante questo periodo ha migliorato le competenze di base. Il 96% dichiara che durante il periodo Erasmus ha migliorato le competenze linguistiche. L’80% di loro si sente più preparato per il mondo del lavoro. L’83% si sente più Europeo. E il 94% si sente più tollerante.

Ecco, io penso che questi numeri ci diano la cifra di che cosa significa l’Esperienza Erasmus per gli studenti che la intraprendono. Io sono convinto che la costruzione di un’Europa unita sia possibile solo mediante l’educazione dei suoi cittadini. Un’educazione che deve essere basata sull’esperienza personale e la piena immersione nella cultura dell’altro. Questo, secondo me, rappresenta il programma Erasmus.

Potremmo dire che oggi l’Europa cammina sulle gambe dei suoi ragazzi, e l’Europa dal punto di vista cultura si sviluppa nelle aule universitarie.

Chiudo citando una frase che mi ha molto colpito della filosofa Roberta De Monticelli, che è stata ospite all’apertura del mio primo anno accademico da Rettore. Durante il suo intervento ha parlato anche di Erasmus e ha citato una frase che ha trovato scritta su un muro a Lisbona: ‘L’Erasmus non è un anno della tua vita è la tua vita in un anno’. Ecco, io penso che questo sia un modo estremamente sintetico per esprimere che si prova ad essere cittadini europei. E in questa frase la parola più rilevante è la parola ‘vita’”.