Giovedì 4 e venerdì 5 maggio, presso la Sala Anziani di Palazzo d’Accursio, a Bologna, si svolgerà un Seminario di Alti Studi Storici dedicato a Paolo Prodi, noto studioso dell’età moderna, scomparso nel dicembre scorso. Il tema delle due giornate, “1517. Le università e la Riforma”,  in occasione dei cinquecento anni dall’affissione delle tesi di Martin Lutero.

Il convegno internazionale, organizzato dal Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane – CISUI, è diretto da Simona Negruzzo (Università di Bologna) e si articola in tre sessioni, nel corso delle quali interverranno, accanto ai colleghi italiani, storici di provenienti da diversi atenei europei (Lugano, Lovanio, Lione, Madrid, Londra, etc.).

Introdotto da Gian Paolo Brizzi, segretario generale del CISUI, in apertura si terrà un ricordo di Paolo Prodi e del suo percorso di ricerca, svoltosi dalle riforme religiose del Cinquecento, fino al cattolicesimo democratico del Novecento. Ne parleranno Giuseppe Olmi (Bologna), Pierangelo Schiera (Trento), Gabriella Zarri (Firenze), Alexander Koller (Roma), padre Giovanni Bertuzzi (Centro S. Domenico di Bologna), Ugo Berti (Associazione il Mulino)e Umberto Mazzone (Bologna).

Il CISUI, prendendo spunto dall’anniversario luterano e, tenendo conto della feconda produzione storica e del magistero accademico di Paolo Prodi, ha invitato i rappresentanti di alcune delle principali università europee a rappresentare la condizione in cui si trovavano i centri accademici dell’Impero e come i fermenti riformatori di Lutero abbiano influenzato la ricerca scientifica e la formazione dei ceti intellettuali che sono alle radici della modernità del continente.

Se tutto è cominciato a Wittenberg, l’università di cui Lutero era docente, nessuna università è rimasta sorda dinanzi alle novità: Lovanio, in Belgio, che ha risposto con la più scaltrita controversistica; quelle spagnole che hanno consolidato gli studi giuridici a difesa della fede; quelle francesi tollerando la diversità ugonotta; quelle inglesi, aprendosi a un’interpretazione nazionale del protestantesimo in panni anglicani.

Fermenti religiosi e ricerca scientifica hanno dato sostanza alla cultura dell’età moderna alla quale il nostro tempo ancora attinge ispirazione.