Una finestra sulle opere prime di giovani registi italiani, che per colpa di una pessima distribuzione hanno avuto scarsa – se non nulla – visibilità in sala: questa la linea guida del Nonantola Film Festival anche per il 2017. Con la proiezione ad ingresso gratuito de “La ragazza del mondo” di Marco Danieli – che ha fruttato al regista laziale il David di Donatello 2017 come Miglior Regista Esordiente – continua domani martedì 2 maggio alle ore 21.00 presso la Sala Cinema Massimo Troisi di Nonantola l’undicesima edizione della manifestazione, organizzata dall’omonima associazione affiliata Arci.

Il film è interpretato nei ruoli principali da Sara Serraiocco e Michele Riondino – che hanno vinto a Venezia 2016 il Premio Pasinetti assegnato dai critici cinematografici italiani come Migliori Attori per questa pellicola – e poi da Marco Leonardi, Stefania Montorsi e Pippo Delbono.

Giulia, con tutta la sua famiglia, fa parte dei Testimoni di Geova. Le regole che l’appartenenza a questo gruppo religioso le impone sono rigide e comportano una separazione nelle relazioni sentimentali con i non appartenenti alla comunità. Un giorno conosce, durante uno dei suoi impegni di proselitismo, Libero. È un ragazzo che la colpisce immediatamente e di cui si innamora ma la sorella, che li sorprende una sera, ne parla con i genitori e la comunità viene subito coinvolta. Giulia viene diffidata dal continuare a frequentarlo, pena l’allontanamento dalla Chiesa ma decide di non arrendersi.

Ci sono film che meritano attenzione per ciò che raccontano e per come lo fanno. Altri hanno un valore aggiunto particolare. In questo caso il valore aggiunto ha origine nella modalità produttiva che vede nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma non solo un co-produttore ma anche, e soprattutto, come l’istituzione che ha formato gran parte di coloro che hanno contribuito alla realizzazione. Il tema certo non era dei più semplici da affrontare anche perché sui Testimoni di Geova interviene un immaginario popolare che li identifica come quelli che suonano ai campanelli per cercare di portare nuovi adepti alla comunità. Il film di Danieli non manca loro di rispetto anche perché la documentazione che sta a monte della sceneggiatura è corposa. Non siamo dinanzi a una storia che li vede come i ‘cattivi’ perché anche Libero, che pure è lo strumento di una nuova e definitiva apertura al mondo da parte di Giulia, non è certo uno stinco di santo.  Quella che il film cerca di andare a proporre non è una vicenda alla Romeo e Giulietta ma piuttosto una lettura di come l’adesione all’ortodossia religiosa finisca con il trasformarsi in un abbraccio soffocante che, mentre cerca di proteggere ed elevare spiritualmente, rischia quotidianamente di non comprendere proprio quella realtà che vorrebbe trasformare con la forza della fede. La luce di Dio deve, per definizione, illuminare. Se la si propone in maniera accecante si può rischiare di vanificarne la funzione.