«Sulla fiera di Bologna è tempo di fare chiarezza, senza troppi infingimenti. Per molti anni, forse fin dalla sua origine, la fiera è stata gestita dalla politica che, alla luce degli ultimi eventi, non possiamo certo dire abbia compiuto un lavoro egregio. La politica ha considerato la fiera alla stregua di una camera di compensazione per scelte che, senza dubbio, hanno fatto lievitare i costi in modo esorbitante, portandoci alla grave situazione odierna.

Per la Uil è inaccettabile che ora a pagare siano i lavoratori. Ecco perché è tempo di mettere dei punti fermi e soprattutto di giocare a carte scoperte. Come Uil chiediamo sia di vedere il piano industriale di cui si favoleggia da tempo, ma di cui,  a tutt’oggi, noi non abbiamo ricevuto alcunché. A questo si aggiunge l’urgenza di poter accedere al bilancio della fiera (che ricordo è un documento pubblico ma che nessuno dei sindacati ha mai visto) per poter valutare se vi siano ulteriori sacche di spreco su cui poter incidere per recuperare risorse da re-investire».