“Un bando comunale per la realizzazione di nuove medie strutture commerciali di vendita dal recupero di edifici dismessi. D’accordo quando si tratta di riqualificazione, ma rispetto alle nuove medie strutture commerciali di vendita, la città ne ha effettivamente bisogno?” A chiederselo è Confesercenti area di Modena. “In una fase economica come l’attuale, in cui le MPMI del commercio  arrancano tra cali di fatturato, lavoro ed un numero sempre più esiguo di dipendenti, pensare di allargare l’offerta commerciale sul territorio comunale, ci pare francamente discutibile. Anche perché non è accompagnata, e se lo è, è da dimostrare, da un progetto serio di riqualificazione dell’esistente. Che punti ad esempio al ripopolamento di zone della città oggi deserte, ipotizzando o un esercizio di vicinato di non oltre i 250 mq, oppure il trasferimento di medie strutture già esistenti ed operative e più funzionali ai mutati bisogni dei modenesi.”

“L’insediamento di nuove medie strutture di vendita, oltre a quelle già previste – l’Associazione fa riferimento alle zone: Manifattura Tabacchi, ex AMCM, e quartiere Sacca/via Canaletto lato ferrovia – rappresenta oggettivamente un danno ulteriore al settore del commercio in città, già in forte sofferenza. I consumi, è un dato di fatto, sono in flessione da anni, e nuove aperture possono solamente significare un ulteriore assottigliamento di margini, già risicati: per le piccolissime imprese, prospettandone la chiusura; e per le medie strutture esistenti collocate nei centri di vicinato già parte della storia commerciale e sociale della città. Rischiando così di innescare un ‘processo di selezione darwiniana della specie’ dagli effetti deleteri sulla tenuta della rete esistente e quindi su lavoro e occupazione nel settore. Restano dunque di difficile comprensione scelte che, più che rispondere a esigenze di ammodernamento e riqualificazione dell’esistente, paiono andare nella direzione di interessi di tipo immobiliare a carattere speculativo. Scelte che forse, meriterebbero un’analisi più approfondita, anche col coinvolgimento delle forze politiche presenti in Consiglio comunale dato che si parla di (citiamo): ‘…occasione per avere elementi utili per la formazione del quadro conoscitivo per la definizione del nuovo Psc’. Il tema, di quale rete distributiva vogliamo avere e sia più idonea per Modena, se le ragioni dell’equilibrio tra grandi, medio e piccole strutture di vendita abbia ancora un senso per la città e per la tenuta della sua coesione sociale, ci pare essere assolutamente non secondario in sede di discussione politica.”

“Noi non ci trinceriamo dietro l’alibi dei provvedimenti di deregolamentazione del settore introdotti dal Governo Monti in ottemperanza anche della Direttiva Bolkenstein, che rispondono a logiche esclusivamente liberiste e che sono tra le cause delle attuali difficoltà in cui versano le MPMI. Pensiamo, per contro che, oltre alle norme, alle direttive, esista anche la volontà politica di una Amministrazione che, nel preservare il bene della comunità, deve porsi anche a salvaguardia e atutela dei soggetti più a rischio, in un mercato in cui la concorrenza priva di regole equivale alla legge del più forte. La questione quindi non è la difesa tout-court della piccola attività commerciale, ma quella di porsi nell’ottica di ridisegnare un nuovo equilibrio tra i diversi competitor del commercio; partendo dal superamento dell’assunto che ciò che è grande, è moderno, e tutto il resto è obsoleto. Riteniamo sia un assunto di tipo ideologico e da sfatare. Perché se così fosse si prefigurerebbe una subalternità culturale ad interessi, sia pur legittimi, che non rappresentano  l’insieme della comunità, e rispetto ai quali un’Amministrazione democratica dovrebbe mantenere la giusta distanza e il necessario equilibrio”, conclude Confesercenti area di Modena.