I tassi d’interesse nell’Eurozona resteranno ai livelli attuali, o inferiori, “per un prolungato periodo di tempo” e il quantitative easing, cioè l’acquisto di debito da parte della Bce, continuerà “sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario”. Lo scrive la Bce nel Bollettino economico, allontanando i timori di una stretta con l’inflazione nell’Eurozona risalita all’1,8%.

“Di recente l’inflazione complessiva è aumentata, in larga misura sulla scorta di effetti base dei prezzi dell’energia, ma le pressioni sull’inflazione di fondo restano contenute”. Ce ne ha parlato Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti: “La Bce nota che l’inflazione al netto di alimentari ed energia, 0,9% a dicembre per l’Eurozona, non ha evidenziato segnali convincenti di una tendenza al rialzo”. Per la crescita “è atteso un ulteriore consolidamento” ma i rischi “restano orientati al ribasso” secondo l’Eurotower. “I rischi al ribasso per le prospettive degli investimenti delle aziende riguardano i fattori geopolitici, ivi comprese le incertezze legate all’uscita del Regno Unito dall’UE e alle politiche commerciali degli Stati Uniti”. “L’Europa, e ancor più l’Eurozona, si trova dinanzi al momento della decisione”. Lo ha detto Mario Draghi, presidente della Bce, intervenendo a Lubiana e richiamando le insicurezze che emergono nelle democrazie occidentali e i timori per immigrazione, globalizzazione e cambiamento sociale.
“Una politica commerciale decisa in comune dà all’Europa una reale influenza nei negoziati globali, sia negli accordi che possono ottenersi bilateralmente che nello stabilire regole multilaterali nell’Organizzazione mondiale del commercio”. E’ il pensiero di Draghi in un momento in cui la nuova amministrazione Usa mette in dubbio il multilateralismo, critica la politica commerciale tedesca e sostiene di puntare al ritorno ad accordi bilaterali con i singoli Paesi europei.