CGIL – CISL – UIL dell’Emilia Romagna entrano nel dibattito che in questi giorni ha trovato spazio sulla stampa regionale sul tema Case della Salute.

Strutture territoriali che nascono in Emilia Romagna nel 2010 e  che hanno visto le OO.SS. condividerne la nascita e lo sviluppo anche con le  ultime indicazioni regionali.

Le Case della Salute, dove sono state realizzate, hanno sviluppato un modello di assistenza territoriale che prova a  dare risposte integrate ai problemi di salute delle persone, garanzia di accesso a tutti, presa in carico ed integrazione con i professionisti e tra i professionisti.

Pensiamo che per dare risposte vere ai cittadini sul territorio ci sia bisogno di più Case della Salute e di Ospedali di Comunità. Quelle realizzate fino ad ora coprono circa il 45 % della popolazione di riferimento e quindi CGIL -CISL -UIL credono che si debba  procedere celermente  per la piena realizzazione di quelle programmate e per far si che tutti i cittadini della nostra regione possano avere punti intermedi territoriali a cui accedere invece di andare verso le strutture ospedaliere e i pronti soccorso quando non è necessario.

Forse se avessimo avuta la  piena realizzazione delle strutture territoriali avremmo probabilmente visto meno code ai pronti soccorsi con i conseguenti disagi per i cittadini e per gli stessi operatori sanitari.

Crediamo che un diverso modello di sanità territoriale nella quale i professionisti lavorano insieme in equipe ognuno con le proprie competenze e responsabilità sia un modello positivo. Modello che deve vedere il paziente, i suoi bisogni, la sua famiglia, il territorio al centro. Crediamo non ci sia più bisogno di un dibattito nel quale prevalgono le “gerarchie professionali”, ma è necessario sviluppare modelli nei quali la prevenzione e la promozione di salute e assistenza basata sul paradigma della medicina d’iniziativa siano l’innovazione del nostro sistema sanitario.

Non condividiamo la posizione di certi sindacati dei Medici che esprimono l’unica preoccupazione di perdere “un ruolo di comando” a favore degli infermieri : è una polemica fuorviante ed infondata. Le Case della salute si caratterizzano per la realizzazione di equipe multiprofessionali , una organizzazione nella quale  i Medici, a partire dalle diverse specialità, si confrontano e collaborano per costruire l’intervento più appropriato a favore dei pazienti  in ambito sanitario e i Medici e le professioni del Sociale collaborano per trovare la soluzione migliore.

Il rapporto col paziente non è più esclusivo, ma è il frutto di un confronto fra professionisti che costruiscono un intervento integrato : di questo hanno bisogno gli anziani non autosufficienti e pluripatologici, gli psichiatrici e le varie situazioni di fragilità sociosanitaria. Altrimenti è la famiglia che deve rincorrere i vari servizi e i vari specialisti.

Anche rispetto i ruoli in senso stretto la delibera regionale sulle Case della Salute non assegna alcun ruolo di direzione particolarmente innovativo : ribadisce la responsabilità gestionale delle Case della Salute in capo al Dipartimento di Cure primarie, indica ruoli organizzativi e clinici rispettosi delle professioni, insiste piuttosto sulla necessità di creare dei processi di collaborazione fra le varie tipologie professionali.

Tutte questioni già ampiamente definite da diverse delibere precedenti che l’ultima delibera regionale mette a sistema per fornire linee guida omogenee su base regionale.

Un vecchio proverbio diceva “prevenire è meglio che curare” le case della salute unitamente ai nuclei di cure primarie, agli ospedali di comunità, ai medici in rete possono essere un punto fondamentale del prevenire e del curare senza ospedalizzare quando non è necessario.