Calcolati i circa 2 milioni di potenziali beneficiari delle misure di flessibilità previdenziale il 49%  (pari a 960mila persone) accetterebbe una riduzione dell’assegno pensionistico pur di poter lasciare il lavoro in anticipo. E lo farebbe ancora più volentieri se, al suo posto, fosse assunto un giovane. Ce ne parla Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, analizzando i dati emersi da un sondaggio condotto da Confesercenti con Swg. La disponibilità però cala con l’aumentare del taglio: solo il 5% accetterebbe una decurtazione del 15% della pensione. Tra gli intervistati che si sono detti disponibili a lasciare in anticipo in cambio di un assegno più leggero, solo il 2% lo farebbe senza se e senza ma; il 30% solo se la riduzione della pensione non superasse il 5%, mentre il 12% accetterebbe anche una decurtazione fino al 10%: solo il 5% sarebbe disposto a subire un taglio dell’assegno fino al 15%. Piuttosto consistente la quota di chi non ha intenzione comunque di abbandonare: è il 29%, pari a circa 570mila persone. Ampia anche l’area degli indecisi, ancora intorno al 20% del totale