Il 28,7% delle persone residenti in Italia nel 2015 è stata censita come a rischio di povertà, grave deprivazione materiale, mancanza di lavoro e quindi anche di esclusione sociale. Una percentuale in aumento rispetto al 2014 (era al 28,3%) e in crescita anche per i singoli individui a rischio di povertà (passati dal 19,4% a 19,9%). In stato di povertà assoluta, invece, vive 1 milione 582 mila famiglie, per un totale di 4 milioni 598 mila individui. A fornire le cifre è l’Istat, nell’ultimo report sulle condizioni di vita e reddito degli italiani.

In Emilia Romagna – secondo gli ultimi dati elaborati dall’università di Modena e Reggio – vivono sotto la soglia della povertà assoluta tra le 65 e le 70mila famiglie, costituiscono il 3,5% dei cittadini dell’intera regione. Quasi la metà che nel resto del Paese. Rientrano in questa fascia soprattutto famiglie giovani, nuclei unipersonali compresi: una su tre infatti ha meno di 35 anni, e se si includono quelle fino ai 40 si arriva al 42%. E sempre in Emilia-Romagna, secondo Save the Children , un minore su 10 è in povertà relativa.

“I dati sulla nuova povertà e la disoccupazione, come conseguenza diretta della crisi economica e della vasta riduzione dei posti di lavoro, sono molto gravi anche per l’Emilia-Romagna. E il primo dati che si deve rilevare è proprio la totale inefficacia delle misure , come il Jobs Act, che il governo Renzi aveva adottato per rilanciare l’economia e che si sono dimostrate invece elemento ulteriore di instabilità attraverso la creazione , di fatto, di una sorta di precariato a vita”: commenta Tullia Bevilacqua , segretario regionale Ugl Emilia-Romagna.

In tutta Italia dal 2007 ad oggi la percentuale di persone gravemente povere è più che raddoppiata, passando dal 3,1% al 7,6%. A livello macroregionale, soltanto nelle regioni del Nord c’è una quota minore di chi vive in famiglie gravemente deprivate o in uno stato di povertà assoluta, ovvero la forma più grave di indigenza, (l’ 11,5% contro il 17,4%), ma nel corso del tempo anche queste aree hanno vissuto un vistoso peggioramento socio-economico e in soli 8 anni anche queste zone hanno visto raddoppiata la percentuale di poveri.

E a livello nazionale – come in Emilia-Romagna – i dati più allarmanti riguardano soprattutto una fascia della popolazione italiana: i giovani.

“Oggi – aggiunge Tullia Bevilacqua – le nuove povertà sono molteplici, ma la fascia della popolazione su cui la fragilità socio-economica è maggiormente drammatica è senza dubbio quella tra i 18 e i 34 anni anche in Emilia-Romagna e non soltanto in Italia dove le percentuali di disoccupati sono molto più alte rispetto all’Europa e arrivano anche al 40%. In Regione ogni indagine statistica conferma del dilagare di forme di occupazione saltuaria o in ‘nero’ fra i giovani e il sistema della formazione e del rapporto scuola-lavoro e in attesa da anni di essere messo al passo coi tempi. L’insieme di questi fattori crea instabilità e nuove povertà”.

Come ci ricorda , in effetti, l’ultimo rapporto Censis , che mostra un’Italia dove, per la prima volta nella storia del nostro Paese, i figli saranno più poveri dei loro genitori e dei loro nonni, con un reddito inferiore del 26,5% rispetto a 25 anni fa.

“Un divario tra i giovani e il resto degli italiani che si è ampliato nel corso del tempo, e che produce disagio ed emarginazione. Che fare? A livello nazionale l’Ugl ha segnalato l’importanza della creazione del Sia, il Sostegno d’inclusione attiva, previsto dalla Legge di stabilità 2016, destinato alle famiglie in gravi difficoltà economiche, nelle quali siano presenti minorenni, figli disabili o donne in stato di gravidanza . La misura rappresenta un beneficio economico per la lotta alla povertà  assoluta e allo stato di grave deprivazione che il Governo ha inquadrato come una “misura ponte” e di preparazione all’introduzione di un vero e proprio reddito d’inclusione sociale. Ma è del tutto evidente che l’introduzione di questo strumento di contrasto alla povertà è ancora privo di congrue risorse ed è altrettanto chiaro che ancora non sono stati sciolti i nodi di fondo, come per esempio la necessità di riformare i Centri per l’impiego e degli altri servizi attivi sul territorio sempre più incapaci di intercettare le persone in stato di disagio sociale , in assenza di lavoro e del tutto emarginate rispetto al mondo delle imprese e dell’impiego. Oltre che un piano nazionale che metta al centro la crescita economica del Paese, attraverso investimenti e politiche industriali serie”: conclude il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua.