mappa_cina_grandeConfindustria Ceramica, assieme alle segreterie nazionali di Femca – CISL e UILTEC – UIL, partecipa il 15 febbraio alla manifestazione Eurofer – Sindacati Europei, indetta per ribadire alla Commissione Europea il no alla concessione dello status di economia di mercato alla Cina (Mes), che spalancherebbe per molti prodotti cinesi – tra i quali la ceramica – le porte del mercato europeo. La manifestazione, che si terrà a Bruxelles, è nata attorno al tavolo che riunisce gli industriali ed i sindacati europei dell’acciaio, ma si è velocemente allargata a tutti quei settori industriali – come la ceramica, le calzature, il tessile abbigliamento, mobili, bicilette, fertilizzanti, carbone solo per citarne i principali ,– che soffrono della scorretta concorrenza posta in essere dai produttori cinesi.

Gli accordi per l’ingresso della Cina nel WTO nel 2001 prevedevano una verifica, dopo 15 anni, sull’esistenza dei requisiti di ‘economia di mercato’ da parte del grande paese asiatico, condizione particolarmente ambita perché dal riconoscimento di questo status dipende il modo di calcolare le misure antidumping (*). Dei cinque parametri richiesti, la Cina ne rispetta solo uno, ragione per cui l’eventuale – sbagliata – concessione andrebbe a minare uno dei fattori di riequilibrio della competitività – i dazi antidumping, appunto – delle produzioni europee.

Nel nostro comparto due settori, piastrelle e stoviglie ceramiche, hanno chiesto ed ottenuto, dopo approfondite e documentate indagini della Commissione Europea, significativi dazi antidumping nei confronti delle importazioni di analoghi prodotti cinesi, che hanno portato ad un drastico ridimensionamento, dal momento della loro applicazione, dei volumi importati da tale Paese (- 64 % per le piastrelle e – 30 % per le stoviglie). Lo svuotamento dell’efficacia dei dazi antidumping minerebbe la possibilità di un rinnovo di queste misure, che per il settore delle piastrelle di ceramica scadono nel 2016, mettendo a repentaglio posti di lavoro in tutta l’Unione Europea e principalmente in Italia, dove il solo settore della ceramica fattura complessivamente quasi 5,7 miliardi di euro e dà impiego a oltre 25.000 persone, senza contare l’indotto.

Nonostante che specifici ed autorevoli studi abbiano calcolato che il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina comporterebbe ingenti perdite di posti di lavoro, stimati in 100.000 unità per l’industria ceramica europea nel suo insieme, la Commissione Europea ha tenuto finora un atteggiamento incomprensibilmente prudente sulla materia; in una sua recente riunione si è riservata per i prossimi mesi un’ulteriore valutazione della questione, con il rischio tuttora molto presente di decisione favorevole al riconoscimento del MES alla Cina.

“La presenza congiunta di imprese e sindacati a Bruxelles – afferma Vittorio Borelli, Presidente di Confindustria Ceramica – sottolinea le fortissime preoccupazioni in termini di tenuta occupazionale e volumi produttivi per la ceramica italiana ed europea. Noi siamo da sempre a favore dell’apertura dei mercati esteri, all’interno di un quadro di regole uguali per tutti i competitor: questa non è l’attuale situazione della Cina e, per questa ragione, ribadiamo con forza il no alla concessione del MES al Paese asiatico”.

“Per risolvere la difficile situazione industriale italiana ed europea, la questione dell’occupazione che non cresce pur in presenza di timidi segnali di stabilizzazione, i processi di transizione in corso, il perdurare di talune situazioni di incertezza produttiva e di crisi  che continuano ad essere presenti in alcune aree  territoriali,  è necessario che l’industria manifatturiera continui nel perseguimento degli obiettivi di innovazione, sostenibilità ambientale,  miglioramento e crescita occupazionale – dichiara Angelo Colombini, segretario Generale FEMCA CISL -. Il rischio di un riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato non permetterebbe più alla UE di contrastare il dumping cinese e metterebbe a rischio il futuro dell’intera produzione manifatturiera europea, con conseguenze negative  dirette sugli oltre 25.000 lavoratori occupati nel settore dell’industria ceramica italiana”.

“In un momento delicato come quello che stiamo vivendo in Italia e in Europa – ha spiegato il segretario generale Uiltec, Paolo Pirani – non possiamo negare tutte le nostre preoccupazioni rispetto ad una eventuale decisione favorevole al riconoscimento del MES alla Cina, che comporterebbe una battuta d’arresto, forse fatale, per il settore, già fortemente penalizzato dal periodo buio di crisi che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo. Opporsi fortemente a qualsiasi misura che sfavorisca la ripresa di chi rispetta tutti i parametri richiesti a favore di soggetti che, invece, si comportano diversamente, soprattutto se queste (misure) vanno a minare volumi produttivi e livelli occupazionali già ampiamente compromessi negli ultimi anni e più in generale un delicato equilibrio nazionale ed europeo del settore”.

 

(*) Quando il Paese è considerato economia di mercato, eventuali misure antidumping vengono calcolate facendo un confronto tra il prezzo all’export e il prezzo alla produzione. Quando invece il Paese non è ritenuto un’economia di mercato, le misure antidumping sono calcolate prendendo come riferimento un’altra economia di mercato rispetto all’Unione, il c.d. “paese analogo”.