L’anno scolastico potrebbe essere a rischio per 3.000 ragazzi delle scuole elementari di Bologna e provincia. Da settembre, infatti, non sono state rimpiazzate quindici insegnanti di inglese ‘tagliate’ dalla riforma Gelmini, un buco che, secondo i sindacati, “potrebbe portare al non riconoscimento della validità dell’anno”.
Nei prossimi giorni le sigle della scuola porteranno il problema sul tavolo del prefetto Angelo Tranfaglia, ma se non si troverà una soluzione il passo successivo sarà la Procura: “Presenteremo un esposto contro una palese lesione del diritto allo studio”, ha spiegato Sandra Soster della Cgil.
D’altronde, hanno sottolineato i sindacati in commissione scuola in Comune, “la situazione bolognese non è paragonabile al resto di Italia”. A completare “un panorama di sfascio totale” sono anche i 28 insegnanti di sostegno di asili e primarie mai rimpiazzati dal ministero che “stanno lasciando sessanta ragazzi senza ricevere quanto garantito dalla legge 104”. Insomma, ha tagliato corto la Soster, “siamo a un punto inaudito”: sul piatto ci sono anche le mancate supplenze che “costringono i ragazzi a un trasloco permanente e a bivacchi nei corridoi”. Uniche note positive, le ore di insegnamento alternativo alla religione, dove “gli unici buchi riguardano solo alcune superiori e a badare gli studenti sono gli stessi insegnanti di religione”.
Per fare fronte alle emergenze le scuole, hanno continuato i rappresentanti dei sindacati, si organizzano come possono: “Siamo al volontariato di mamme che fanno lezione di inglese ai bimbi”. Troppo poco, però, secondo la Soster, dato che “per la prima volta ci sono bambini di tre anni che in provincia non vanno a scuola, perché in alcuni territori non ci sono neanche scuole private”. A fianco degli insegnanti anche un pezzo del Pd: la consigliera comunale Daniela Turci (il suo doppio ruolo di politica e dirigente scolastico sarà discusso alla Camera giovedì) ha preannunciato “incontri nelle scuole per capire come si stanno organizzando gli istituti”. Infine dalla Soster é partita anche una ‘strigliata’ al piano del Comune per supplire alle ore mancanti: “Non servono ore nei musei, ma piani formativi e di aggiornamento professionale per gli insegnanti”.