Lo scorso dicembre è stata completata l’indagine su eventuali rischi per la salute nella
popolazione potenzialmente esposta a campi elettromagnetici nei pressi della centrale Enel
di via Gorizia, commissionato dall’assessorato comunale all’ambiente al dipartimento di
scienze di sanità pubblica dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Lo studio epidemiologico, realizzato con la collaborazione di Arpa, Azienda ospedaliera S.
Maria Nuova, Ausl e assessorato comunale all’ambiente, ha consentito di verificare se nella
popolazione esposta ai campi elettromagnetici della centrale Enel nel periodo 1986-2005, vi
sia stato un incremento del rischio di patologie linfoproliferative. La zona oggetto dello studio è stata individuata mediante database del centro elaborazione dati del Comune di Reggio Emilia, con riferimento ai dati di residenza storica nell’area vicina alla centrale.
Il gruppo di lavoro che si è occupato della ricerca era composto da Marco Vinceti, Mariagiulia Calzari (Dipartimento Scienze di Sanità Pubblica dell’Università di Modena e Reggio Emilia), Maurizio Poli ed Elena Ballotti (Struttura Complessa Infrastrutture di Arpa), Paolo Avanzini (Ematologia-DH, Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova).
L’indagine ha valutato la possibile associazione tra esposizione ai campi elettromagnetici da
parte della popolazione residente in prossimità della Centrale Enel e il rischio di sviluppare
‘leucemia linfatica acuta’ (LLA) che, secondo alcune evidenze epidemiologiche, è la patologia più frequentemente associata a questo tipo di esposizione.

Individuate tre aree a crescente esposizione a campo magnetico (0,1÷0,2, 0,2÷0,5, >0,5 µT)
in prossimità della centrale Enel e lungo le linee elettriche ad essa collegate (sino a circa un
chilometro di distanza), sono stati identificati tutti i casi di LLA diagnosticati nei residenti del Comune di Reggio dal 1986 al 2005, utilizzando diverse fonti di dati sanitari, cui sono stati associati quattro controlli (residenti selezionati con metodo casuale) per ciascun caso di LLA pediatrica (inferiore ai 15 anni), e un controllo per ciascun paziente adulto.
Nessuno tra i pazienti così identificati è risultato risiedere o aver precedentemente risieduto in una delle tre aree espositive individuate. Questi risultati, dunque, non indicano il verificarsi di un incremento del rischio di LLA in associazione
all’esposizione ai campi elettromagnetici in prossimità della Centrale di via Gorizia.
Naturalmente, in considerazione della limitata potenza statistica dello studio dovuta alle ridotte dimensioni della popolazione esposta, i risultati di questa indagine potrebbero essere ulteriormente verificati, in particolare riguardo alla possibilità di variazioni di limitata entità del rischio in popolazioni di grandi dimensioni esposte a campi elettromagnetici simili a quelli prese in esame

In quanto riferito a condizioni espositive non irrilevanti, resta comunque la sostanziale validità scientifica dello studio condotto.
“Sono molto soddisfatta dei risultati di questa indagine”, ha detto l’assessore comunale
all’ambiente Pinuccia Montanari nel presentare oggi alla stampa la ricerca insieme al Presidente della terza Circoscrizione William Orlandini, al Prorettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Anto De Pol, a Marco Vinceti e Mariagiulia Calzari dell’ateneo reggiano e a Maurizio Poli di Arpa.
“Pur non avendo riscontrato rischi per la salute nella zona della centrale Enel di via Gorizia
– ha detto ancora l’assessore Montanari – confermiamo l’impegno dell’amministrazione
comunale al costante monitoraggio della situazione, al rispetto dei limiti prescritti dalla
legge e, in coerenza con il principio di precauzione, l’impegno all’interramento dell’elettrodotto di via Gorizia”.