Il Consiglio comunale di Modena ha approvato all’unanimità un Ordine del Giorno a sostegno e difesa del popolo Saharawi.

Nell’Ordine del Giorno si esprime “profondo sdegno e decisa condanna per la situazione di abbandono in cui versa la popolazione dei campi profughi, costretta a sopravvivere della minima e discontinua carità internazionale, forzatamente relegata all’inazione e alla impossibilità di qualsiasi dignitosa attività lavorativa con una nuova generazione nata e cresciuta nei campi o nella sottomissione, pericolosamente frenata nell’espressione dei suoi diritti e delle sue capacità, esposta a possibili future derive e strumentalizzazioni, minacciata dal costante pericolo di calamità naturali, come verificatosi recentemente con le inondazioni del febbraio 2006, spesso privata anche delle risorse essenziali all’espressione della propria identità culturale, completamente sconosciuta o dimenticata dall’opinione pubblica mondiale”.

Il documento, presentato da tutti i gruppi consiliari (la Lega Nord ha ritirato un proprio documento, riconoscendosi pienamente in quello discusso in aula), è stato illustrato dalla consigliera dei Ds Eugenia Rossi, che ha ripercorso la storia del popolo Saharawi e i numerosi atti giuridici, politici e diplomatici relativi alla situazione che dal 1964 ad oggi si sono succeduti senza gli esiti auspicati.
La consigliera, inoltre, ha anche riportato l’esperienza personale dei viaggi compiuti nella zona in qualità di rappresentante dell’amministrazione comunale – insieme con altri rappresentanti – sottolineando alcuni degli aspetti che l’anno maggiormente colpita: “Quello dei Saharawi è un popolo che per la liberazione ha scelto la strada della trattativa, cioè della pace, affidandosi a ben due piani distinti. Sono una grande famiglia democratica. La situazione che ho potuto toccare con mano nell’ultimo viaggio è molto preoccupante, a cominciare dalla presenza del muro minato di 2500 chilometri che divide i territori occupati da quelli liberati. Abbiamo avuto modo di incontrare le famiglie delle persone che sono sparite dopo essere state prelevate e abbiamo visitato il centro per i diritti umani, che è stato un momento particolarmente deprimente in ragione della brutalità con cui i diritti sono calpestati attraverso torture e persecuzioni. Ci sono stati incontri pubblici in cui è stato ribadito che il Marocco non può parlare a nome dei Saharawi, abbiano partecipato alla conferenza della solidarietà e abbiamo anche potuto vedere che questo popolo, nonostante le condizioni, è in grado di guardare avanti anche dal punto tecnologico, con collegamenti internet presenti nelle scuole delle donne in pieno deserto. Abbiamo poi incontrato il ministro della solidarietà, visitato le scuole e i loro centri di welfare e abbiamo potuto consegnare i medicinali delle Farmacie Comunali di Modena”.

Eugenia Rossi, sempre nel corso dell’illustrazione del documento, ha quindi definito “inaccettabile sia il silenzio dell’opinione pubblica sui diritti calpestati del popolo Saharawi che l’isolamento politico cui è condannato da oltre 30 anni”, sottolineando quanto sia “urgente una chiara inequivocabile presa di posizione a sua difesa, onde evitare ulteriori sofferenze alla popolazione e una pericolosa destabilizzazione di tutta l’area del Sahara”.

Per questi motivi l’ordine del Giorno chiede al sindaco e alla Giunta comunale una serie precisa di impegni, a cominciare dalle campagne informative sulla situazione del Sahara occidentale sino al sollecito di un’azione di responsabilità da parte del Governo italiano – ed in particolare del Ministro degli Esteri – perché si faccia protagonista di mediazione politica e diplomatica in tutta l’area del Magreb, “passibile di destabilizzazione, soprattutto nei paesi con cui l’Italia annovera buoni rapporti di scambio politico, economico, culturale (Marocco, Tunisia, Algeria, Libia) affinché si intraprendano vie pacifiche di soluzione al problema dei Saharawi e di tutela dei loro diritti”. Il documento, inoltre, impegna Sindaco e Giunta di chiedere al Governo nazionale il riconoscimento della R.A.S.D. (Repubblica Araba Saharawi Democratica) e di “avviare concrete azioni diplomatiche e politiche in ambito europeo per sollecitare un uguale riconoscimento della R.A.S.D. da parte della U.E. e a sostenere il diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi tramite referendum, come proposto dai piani Baker e come ribadito dal Presidente della R.A.S.D. Abdel Aziz nella sua ultima richiesta di un referendum “libero, giusto, imparziale”, in applicazione alle risoluzioni O.N.U. sopraccitate e nel rispetto del diritto internazionale”.

Il documento, infine, chiede anche il rispetto dei diritti umani dei Saharawi, la presenza di osservatori internazionali nei suddetti territori, la condanna degli attacchi alla libera informazione giornalistica in Marocco, di condannare e fare tutto quanto è in proprio potere per impedire l’uso di mine nei territori adiacenti il muro costruito dal Marocco, mine per lo più di produzione italiana, e di disporre nell’ambito delle proprie competenze politiche e disponibilità di risorse finanziarie, un sistema coordinato di aiuti.