Crescono, con l’aumentare del costo del petrolio, le difficoltà del settore agricolo. Confagricoltura Emilia-Romagna stima che, a livello nazionale, la domanda di energia primaria salirà dagli attuali 196 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio), ai 199,8 nel 2010, ai 203 nel 2015, per arrivare ai 205 nel 2020.


A partire dal primo giorno di aprile, l’aumento medio della tariffa elettrica, è stato del 5,7%, quello del gas del 2,1%. Anche se i consumi di petrolio saranno destinati a calare a vantaggio del gas naturale, si tratta – secondo l’associazione degli imprenditori agricoli – di una sola modifica del mix energetico, che comporterà comunque un approvvigionamento esterno e quindi un inevitabile appesantimento della bilancia commerciale con l’estero.



L’unico modo per contenere la spesa energetica – rileva Confagricoltura Emilia-Romagna – è da un lato migliorare l’efficienza ed il risparmio, e dall’altro passare all’utilizzo crescente delle energie rinnovabili, in particolare delle biomasse di origine agro–forestale. Una scelta forte e chiara su tali indirizzi consentirebbe non solo di rispettare le disposizioni comunitarie, ma anche di dare un riscontro tangibile agli indirizzi di Kyoto.
«Il settore agricolo è pronto a rivestire un ruolo diretto e primario nel contenimento della spesa energetica, portando al tempo stesso indiscutibili vantaggi economici, occupazionali e ambientali – commenta Mario Girolami, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna -. E’ necessario inoltre che il Paese e le Regioni privilegino nei rispettivi piani energetici le fonti rinnovabili: uno dei fattori principali su cui puntare per ridurre la dipendenza energetica dell’Italia».