Un medico e un biologo italiani, con incarichi di responsabilità all’interno di un importante polo
ospedaliero-universitario dell’Italia Nord Occidentale, sono stati sospesi per due mesi: secondo le indagini del Nucleo Provinciale di Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza di Modena avrebbero effettuato test biologici senza consenso.


In particolare, dalle indagini, spiegano le Fiamme gialle, sarebbe emerso ”un articolato sistema di corruzione” ad opera ”di una società modenese appartenente ad un gruppo multinazionale statunitense, azienda leader internazionale nel campo delle biotecnologie farmaceutiche”. La
società, che fattura oltre 60 milioni di euro l’anno, distribuisce in Italia alcuni farmaci utilizzati nella terapia di malattie rare di natura genetica, delle quali sono affetti attualmente in Italia circa 350
pazienti, nonchè altri farmaci utilizzati in terapie croniche debilitanti. Tale settore costituisce il ”core business” del gruppo multinazionale cui
appartiene.

Il medico e il biologo coinvolti nell’inchiesta, appartengono ai vertici in un centro di trattamento delle malattie metaboliche ed in un centro per gli ”screening” in pazienti di età neonatale di un
dipartimento universitario di pediatria. Secondo la Gdf, la società modenese aveva ideato ed attuato una complessa procedura finalizzata all’esecuzione di ”screenings” su scala nazionale ed internazionale, effettuati, talvolta, all’insaputa delle stesse persone interessate.

”Gli screenings -spiegano le Fiamme Gialle- avevano ad oggetto popolazioni di neonati e di adulti, ed avevano lo scopo di diagnosticare le malattie rare, mediante una particolare tecnica messa a punto dai medesimi professionisti. Questi ultimi, tuttavia, per
l’esecuzione delle analisi utilizzavano le strutture pubbliche all’interno delle quali essi prestavano la propria attività professionale, a totale insaputa del Dipartimento di appartenenza”.

In particolare, ”nell’ambito di tale collaborazione
llecita -spiegano le Fiamme gialle-, presso il laboratorio del centro sugli ‘screening’ neonatali, al fine di ricercare nuovi pazienti affetti dalle malattie genetiche in questione, sono stati eseguiti decine di migliaia di test biologici: negli anni 2003 e 2004 sono stati effettuati ‘screenings’ dell’intera popolazione neonatale delle regioni Piemonte e Valle d’Aosta, utilizzando i medesimi campioni di sangue normalmente prelevati per gli ‘screenings’ ufficiali delle malattie regionali riconosciute dalle
Autorità sanitarie regionali competenti”.

E negli anni dal 2001 al 2004, prosegue la Gdf, ”numerosi ‘screenings’ di determinate categorie di pazienti affetti da specifiche patologie, quali nefropatie, cardiopatie ed altre, sono stati condotti mediante tests eseguiti su campioni di sangue fatti pervenire su carta bibula dall’intero territorio nazionale ed anche dall’estero (Israele e
altri stati del medioriente)”.