La vicenda Unipol, il ruolo di Legacoop, sono questioni che non possono vedere assente una riflessione della sinistra a Modena e dei DS in
particolare. C’è chi con superficialità potrebbe vedere in questa riflessione la prova
del troppo evocato (senza capirne nulla) “collateralismo”, noi speriamo
invece che si colga la naturale preoccupazione di una forza politica che non ha mai fatto mistero di considerare la cooperazione, il sindacato,
l’associazionismo in genere, come fatti ed espressioni storicamente appartenenti alla cultura e alla tradizione del movimento operaio da cui
sono nati anche i partiti della sinistra.

Una forza politica che nello
stesso tempo però ha separato, sicuramente da non meno di quarant’anni, ogni
collateralismo politico e organizzativo.
Tuttavia quando succede qualcosa di spiazzante, di insolito, di
imprevedibile, e pur non avendo nessuna responsabilità come forza politica
di quello che è successo in quelle organizzazioni, sarebbe ipocrita decidere
che la cosa non ci riguarda. Ci riguarda, non in nome di una finta autonomia
che tutti sanno, invece, essere dimostrata dai fatti, ma per un comune
sentire, per una comune storia fatta di lotte e sofferenze, per un’antica
cultura che non è collateralismo ma è un patrimonio di valori sui quali è
nata e cresciuta non solo la sinistra ma la democrazia del nostro Paese.
Molti nostri iscritti e sostenitori, e non solo loro, di fronte alla vicenda
Unipol si chiedono «Perché ?», così come quando una cooperativa va in crisi
o chiude i battenti, i modenesi non si accontentano di registrare l’accaduto
ma vogliono sapere le ragioni del perché è successo. Perché la cooperativa
per i modenesi, e crediamo non solo per quelli di sinistra, è considerata un
patrimonio della loro terra e della loro storia e dunque un valore di cui
andare fieri, un valore comune che traspare con forza dai quei tanti esempi
di solidarietà di cui Modena è stata protagonista anche in anni recenti.


La storia del movimento cooperativo italiano e non solo di quello cosiddetto
“rosso”, passa dal Centro Nord Italia, dalla Toscana, dall’Umbria e poi
attraverso la via Emilia su fino alla Lombardia e si allarga al Piemonte ed
al Veneto. E’ una storia ultra centenaria che affonda le radici nelle
società operaie di fine ottocento, poi nel liberalismo illuminato e nei
movimenti socialisti e sindacali e delle leghe bracciantili di inizio
secolo. Se a Modena dunque, le vicende della cooperazione vengono sentite
con particolare intensità è perché la nostra gente, molto spesso al di là
del colore politico, si identifica con la propria storia che è fatta di
lavoro comune, di solidarietà, di associazionismo e dunque anche di
cooperazione.
L’idea che un bisogno sociale possa trasformarsi in un valore economico e
dunque in un’impresa è una caratteristica tipica delle nostre genti, dei
Modenesi in particolare. Una caratteristica che ha pervaso la cultura
politica, anzi, la cultura Pubblica delle nostre terre. Come ha detto
Edmondo Berselli recentemente, sono più di quarant’anni che tra Reggio
Emilia, Modena e Bologna vengono espressi i più validi dirigenti della
cooperazione italiana. E non solo di Legacoop. Pensiamo a Mingozzi e a
Vecchi di Confcooperative. Negli ultimi trentacinque anni su otto Presidenti
di Legacoop tre sono stati bolognesi, uno reggiano e ben quattro modenesi:
Miana, Prandini, Turci e Barberini.

C’è quindi lo spazio per contribuire al
dibattito, per provare a dipanare alcuni dubbi.
In questo quadro crediamo che abbia fatto bene il Presidente di Legacoop
Modena a riflettere su cosa significhi essere cooperativa oggi. Quali nuovi
problemi di partecipazione, di “governance”, di responsabilità sociale
stanno di fronte alle cooperative, a quelle piccole e a quelle grandi.
Domande necessarie per un modello di fare economia da sempre fondato sulla
partecipazione e la responsabilità dell’individuo, sulla visione
intergenerazionale, sul bene comune del corpo sociale.
Così come crediamo abbiano fatto bene i dirigenti di Legacoop a separare le
responsabilità di una legittima e autonoma decisione imprenditoriale di
Unipol e delle cooperative che la controllano, e cioè quella di acquisire
una grande banca come BNL, dai metodi e comportamenti personali di singoli
dirigenti che, qualora si rivelassero così come sono stati riportati dagli
organi di informazione, risulterebbero incompatibili con i principi etici
dell’essere cooperativa, del fare cooperazione.
Ultima questione: il nostro partito, i Democratici di Sinistra.
Occorre rifuggire da una trappola tanto evidente quanto grossolana che
qualcuno potrebbe avere interesse a piazzare sul nostro cammino: quella di
dividerci. Non è la prima volta che vicende esterne alla politica vengono
usate per regolare conti interni a partiti o schieramenti, non è la prima
volta che qualcuno vorrebbe far ricadere comportamenti individuali su
soggetti collettivi.


Da Modena, dalla Federazione dei DS deve essere espresso, chiaro e tondo, un
segnale di rigetto di queste manovre difendendo con orgoglio le nostre
radici e dimostrando come in queste scorra quella linfa che ancora ci può
far dire che siamo differenti, difendendo chi oggi guida il nostro partito
ed è vittima di evidenti speculazioni politiche, in primo luogo i nostri
dirigenti nazionali a partire da Piero Fassino. A tal proposito per quanto
ci riguarda e con tutto il rispetto per quella critica, anche di autorevoli
compagni, che ha giudicato ora troppo tiepidi ora troppo entusiasti i nostri
comportamenti sulla vicenda Unipol, esprimiamo invece la piena condivisione
per la linea di Piero Fassino di sostenere la tesi della legittimità per una
organizzazione cooperativa di poter crescere anche nel settore bancario
secondo le regole previste dalle leggi, separando la validità e la liceità
di questa azione di mercato dalla condotta e dal modo di agire dei suoi
dirigenti. Ragionamento comprensibile soprattutto a chi conosce la
peculiarità della cooperazione.
E infine vogliamo esprimere la nostra fiducia affinché Legacoop, sappia far
fronte a questo momento difficile, come del resto ha gia dimostrato di saper
fare, affinché tutto il movimento cooperativo di ogni ispirazione e di ogni
tradizione sappia trarre da questa esperienza uno stimolo positivo per
un’ulteriore sua crescita.



Francesco Ori

Segretario Unione Comunale DS Modena