Con una stima di 52.203 soggiornanti nel 2004, pari all’1,9% del totale nazionale, Modena è l’undicesima città in Italia per numero di extracomunitari, la seconda dopo Bologna in Emilia Romagna, che a sua volta è la quarta regione dietro a Lombardia, Lazio e Veneto.

I dati sono quelli del Dossier Immigrazione Caritas Migrantes 2005, che sarà presentato e discusso domani, mercoledì 14 dicembre, alle 15.30, nel convegno promosso da CNA, Caritas Diocesana Modenese e Acli Provinciale presso il Centro Famiglia di Nazareth, a Modena in strada Formigina.
Un incontro intitolato ‘Immigrati, uomini o ombre?’ che, alla luce dei dati del dossier, vuole fare il punto sugli approcci per facilitare l’integrazione dei non comunitari.

All’iniziativa, che gode del patrocinio del Comune e della Provincia di Modena, prenderanno parte Gian Romano Gnesotto, responsabile Immigrazione della Caritas, Fosco Corradini, Direttore Nazionale di CNA Epasa, Fabrizio Righi, Assessore Provinciale al lavoro, Francesca Maletti, Assessore comunale per l’integrazione, Edmund Agbettor, dirigente Cisl. Moderatore sarà Gianpietro Cavazza, presidente del Centro Culturale Ferrari.

Il fenomeno Nel 1970 gli immigrati in Italia erano 144.000, meno degli italiani che in quell’anno avevano preso la via dell’esodo per lavoro (152.000). A distanza di 35 anni la situazione è radicalmente cambiata: oggi gli stranieri regolarmente soggiornanti, sempre secondo il dossier, sono 2,8 milioni, lo stesso numero di Spagna e Gran Bretagna. In Europa veniamo subito dopo la Germania (7,3 milioni) mentre insieme alla Spagna siamo lo stato caratterizzato dai ritmi di aumento più consistenti. La provincia di Roma raggiunge 340.000 presenze, Milano 300.00, con 100.000 troviamo Torino e Brescia e tra le 50 e le 70.000 presenze incontriamo città come Padova, Treviso, Verona, Bergamo e appunto Modena, dove gli extracomunitari rappresentano ormai il 9% della popolazione (la media nazionale è del 4,8%). I motivi del soggiorno fanno riferimento ad un desiderio di inserimento stabile (9 immigrati su 10 sono in Italia per lavoro o per ricongiungimento familiare). Proprio in virtù delle motivazioni professionali, del tutto logico il fatto che il 59% degli immigrati siano concentrati al nord, contro il 27% del centro e il 14% del mezzogiorno.

Una ricerca dell’Università di Modena e Reggio Emilia evidenzia che gli immigrati riescono, seppur a fatica, a conseguire qualche miglioramento professionale, ma lamentano di essere costretti comunque a lavori pesanti. Servirebbe quindi una più mirata strategia di inserimento e di qualificazione professionale che smentisca nei fatti l’uguaglianza immigrato=manovale.

Per ciò che riguarda la scuola, va sottolineato come l’Emilia Romagna sia la prima regione d’Italia come incidenza percentuale di bambini stranieri nelle scuole (7,5% nell’anno ascolastico 2003/2004), con ben 167 nazionalità rappresentate. I bambini nati da madre straniera sono prossimi a raggiungere il 20% del totale, percentuale che si prevede sarà raggiunta tra sei anni in prima elementare e una decina nel complesso del sistema scolastico. Nelle scuole elementari regionali esiste uno scarto del 3% in meno dei bambini stranieri che raggiungono la promozione rispetto agli italiani (-3,4% a livello nazionale). Nella scuola secondaria il livello sale a -4,9%, il miglior dato a livello nazionale, contro una media di -7,1%. Per ciò che riguarda Modena, possiamo aggiungere che i minori rappresentano il 22,5% del totale di extra comunitari, quasi due punti percentuali in più rispetto all’anno precedente.

Vale la pena sottolineare come la nostra città si segnali per una forte presenza della comunità ghanese (la metà della quota regionale vive a Modena), e per una notevole presenza di turchi, un migliaio, occupati prevalentemente nell’edilizia. Le retribuzioni annue sono sostanzialmente basse (8.824 per i lavoratori dipendenti, 12.238 per gli autonomi), e basso è anche il costo in termini di prestazioni previdenziali, situazione che cambierà nel futuro, quando si creerà una schiera di pensionati al minimo e gli immigrati diventeranno i nuovi poveri della società italiana. Ben diverso, invece, il caso delle rendite Inail, che dimostrano come i lavoratori stranieri siano i più esposti al rischio infortunistico: gli infortuni di questi lavoratori denunciati nel 2004 sono stati 115.773 (di cui 116 mortali), il 12% del totale delle denunce. Un fenomeno preoccupante, se si pensa che queste sono in continuo aumento (+6,7%) a fronte di un continuo calo degli infortuni a carico dei lavoratori italiani (42 ogni 1.000 lavoratori in attività per questi ultimi, contro il 65 su 1.000 per gli stranieri).