Al telefono, facendo il verso in modo un pò
stentato a una tipica espressione del dialetto bolognese, parlavano di ‘ciappini’ da fare o da procurare, ma il vero oggetto delle contrattazioni
erano dosi di cocaina.


L’espediente è stato scoperto dai Carabinieri di Medicina, che al termine di un’indagine avviata nel giugno scorso hanno arrestato quattro persone, accusate di gestire nella zona della ‘bassa’ bolognese un vasto giro di spaccio, anche a ragazzi minorenni.

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 52 grammi di cocaina pura (che dopo il taglio sarebbero diventati almeno 450 dosi da spacciare), pochi grammi di eroina, un bilancino di precisione e 3.900 euro, ritenuti provento dell’attività di spaccio.
In manette sono finiti Antonio D’Angiolella, 27 anni, originario di S.Maria Capua Vetere (Caserta), imprenditore edile residente a Medicina; Valentino Miscio, 21 anni, di
S.Giovanni Rotondo (Foggia), operaio anch’egli residente a Medicina, e due cugini albanesi, Adnand e Florian Xhafa, di 33 e 21 anni, il primo
residente a Cento (Ferrara), dove lavora come macellaio, il secondo disoccupato e clandestino in Italia.

L’operazione, battezzata ‘Ciappino’, è partita dai normali servizi di controllo in strada, soprattutto a Medicina e a Budrio, permettendo agli investigatori di ricostruire l’organigramma della banda.
La ‘mente’, secondo i carabinieri, era D’Angiolella, che si sarebbe approvvigionato
della droga dai due albanesi per poi confezionarla in dosi da immettere sul mercato con la collaborazione di Miscio, con il quale in passato
l’imprenditore aveva avuto anche rapporti di lavoro.
D’Angiolella e i due albanesi erano già stati arrestati dagli stessi carabinieri nel luglio scorso. L’italiano e Adnand Xhafa, tornati a piede
libero poco tempo dopo, avrebbero ripreso insieme a Miscio l’attività di spaccio, documentata dai militari attraverso numerose intercettazioni
telefoniche che, ieri, hanno portato a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dal Gip su richiesta del Pm Stefano Orsi, che ha coordinato l’indagine. Florian Xhafa si trova invece ancora ai domiciliari dopo l’arresto di luglio.