Una malattia che in Italia colpisce circa 1 milione di persone e causa ogni anno 100.000
morti, pù di 270 al giorno. In Emilia-Romagna ne soffrono 80.000 persone, e ogni anno ci sono 8.000 decessi.

E’ lo scompenso cardiaco, cui è dedicata fino a domenica la seconda ‘Settimana europea dello scompenso cardiaco’, manifestazione ideata da Gruppo di studio europeo sullo scompenso
cardiaco, con l’obiettivo di sensibilizzare alla conoscenza di una malattia frequente ma sottostimata.

Nell’ambito dell’iniziativa, domenica dalle 10 alle 17, cinquanta centri ospedalieri della Rete Scompenso Cardiaco dell’Associazione Nazionale
Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco), saranno a disposizione dei cittadini in tutta Italia per fornire informazioni, materiale illustrativo e un vero
e proprio check-up della malattia.

Secondo i dati di un’indagine pubblicata a settembre sullo ‘European Heart Journal’, solo 2 italiani su 100 sono in grado di descrivere i sintomi
della malattia e solo 30 su 100 la ritengono una malattia grave. Non solo, 1 italiano su 3 è convinto che si tratti di una normale conseguenza dell’invecchiamento e non di una malattia legata a una grave alterazione cardiaca.

Il numero di malati di scompenso cardiaco aumenta in maniera esponenziale con l’età: 1% sino a 60 anni, 2% tra 60 e 70,5% tra 70 e 80, oltre 10% dopo gli 80. Tuttavia, si stimano in quasi 300.000 gli scompensati di età inferiore ai 60 anni. Sono circa 200.000 i ricoveri per la malattia ogni anno.
Lo scompenso è la terza causa di ricovero
ospedaliero e il relativo Drg (raggruppamento di diagnosi) il terzo più frequente dopo cataratta e parto. Ma è il più costoso: ogni anno oltre 520 milioni di euro, pari al 2% dei costi totali del sistema sanitario nazionale per i ricoveri ospedalieri.
Secondo i dati del Registro Anmco
sullo scompenso cardiaco, che da 10 anni traccia un puntuale profilo della malattia, il rischio che un malato di scompenso cardiaco venga ricoverato
è del 25 per cento. Il 7% dei ricoverati, purtroppo, muore in ospedale; quasi la metà (45%) dei dimessi viene ricoverato una seconda volta entro
6 mesi.

“Lo scompenso cardiaco, nonostante il netto miglioramento delle cure cardiovascolari, è in crescita – ha spiegato Giuseppe Di Pasquale,
presidente Anmco – perchè, aumentando la sopravvivenza di malattie cardiovascolari come l’infarto, aumenta il numero delle persone a rischio
di scompenso”.