Roberto e Fabio Savi, il nucleo della banda della Uno bianca, furono condannati, fra i numerosi delitti, per una rapina all’ agenzia Stadio della Banca Popolare di Cesena, avvenuta nella citta’ romagnola il 25 novembre 1991: ma, secondo il giornalista del Tg1 Stefano Tura, che in un servizio del settimanale Tv7 nel febbraio 2000 mostro’ alcuni fotogrammi inediti ripresi dalle telecamere dell’ istituto di credito, il complice di Fabio potrebbe non essere il fratello Roberto, all’epoca poliziotto alla Questura di Bologna.

La riflessione e’ stata fatta dal giornalista nel pomeriggio a Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, nel corso di un dibattito sulla banda, che fra l’ 87 e il ’94 uccise 22 persone ferendone oltre 100 in assalti e rapine fra l’Emilia-Romagna e le Marche.


Al dibattito partecipava anche il Pm di Bologna Valter Giovannini, che ha rappresentato l’ accusa al processo per i crimini bolognesi della banda, che ha ordinato ai carabinieri della Stazione di Casalecchio di Reno di sequestrare il Dvd contenente il servizio, riprodotto nel corso dell’ incontro. Era stato Tura, durante il dibattito, a chiedere al magistrato se i tre fotogrammi inediti (uno era noto) erano mai stati acquisiti nelle inchieste. Nell’ unico fotogramma noto si vede con una certa chiarezza il volto di Fabio Savi, con berretto e occhialoni, poi battezzato ”mascellone” dagli agenti che lo identificarono, e che lo riconobbero proprio per quella caratteristica fisiognomica. Nelle altre immagini si intravede, piuttosto sfocato, un altro uomo, quasi certamente il complice di Fabio, nell’ atto di risalire in auto. ”Queste immagini non le ho mai viste – si e’ limitato a dire Giovannini – anche se devo dire che quella sagoma mi sembra Roberto Savi con la parrucca”. Alla Procura di Bologna, ha ricordato lo stesso Giovannini, e’ ancora aperto un fascicolo contro ignoti su alcuni episodi della Uno bianca, poiche’ la sentenza di condanna ha lasciato senza nome il coautore di alcuni episodi.

Per la rapina alla banca di Cesena, Roberto e Fabio Savi, rei confessi, furono condannati dalla Corte d’ assise di Rimini nel 1996.