Tredici condanne, sei con il rito abbreviato e sette con il patteggiamento, per le centinaia di furti di bagagli avvenute negli ultimi due anni all’aeroporto ‘Marconi’ di Bologna. Le pene variano dai 2 anni ai sei mesi.

Il Gup Franco Raffa ha inflitto condanne superiori a quelle richieste dal Pm di udienza Antonello Gustapane. C’e’ stata anche un’assoluzione e in due casi il patteggiamento e’ stato respinto. Queste ultime due posizioni verranno definite il 4 novembre con abbreviato.

L’inchiesta che ha portato alle condanne venne condotta dal Pm Paola Tonini e dalla sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bologna.

Dopo oltre un anno di indagini, il 12 gennaio scorso ci furono anche quattro arresti e due fermi del pm, oltre a ventidue persone indagate. Uno degli arrestati, quello a cui e’ stata inflitta la pena di 2 anni, era ancora in carcere, ma con la sentenza la pena detentiva e’ stata sospesa.


Le indagini contarono anche sui filmati di telecamere nascoste che riprendevano alcune delle persone addette al carico e allo scarico dei bagagli che frugavano fra le valige dei passeggeri in transito alla scalo bolognese. Le accuse vanno dal furto alla ricettazione, fino (in alcuni casi) allo spaccio di droga, perche’ fu individuato anche qualche episodio di passaggio di stupefacenti fra gli indagati.


Dalle denunce era partita l’inchiesta, perche’ i magistrati si erano accorti che nei loro uffici confluiva un numero sempre piu’ esorbitante di denunce di furti presentate da passeggeri: da gennaio fino a luglio 2004 ne erano arrivate 305. I quattro addetti allo scarico dei bagagli rimasti implicati nell’ inchiesta non erano dipendenti della Sab, la societa’ aeroportuale che gestisce l’aeroporto, ma di una societa’ che fornisce personale in appalto alle imprese addette all’handling all’interno dello scalo.


In quasi due anni fu rubato di tutto: macchine fotografiche, telecamere e fotocamere, pc, telefoni cellulari, gioielli, ma anche occhiali o profumi. I furti avvenivano per lo piu’ nel trasbordo dai nastri trasportatori ai carrelli: i ladri aprivano le tasche o tagliavano col cutter le valige, evitando quelle rigide. Oltre alle numerose immagini fotografiche e filmati, la polizia raccolse le prove dei furti anche grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche: gli indagati non ammettevano esplicitamente i furti, ma, come successo nel caso di una penna Mont Blanc, parlavano di oggetti da vendere descrivendoli. Di quegli oggetti, pero’, ne era appena stato denunciato il furto.