”La mia carriera di lavavetri ‘autonomo’ dura una trentina di minuti”. E’ quanto scrive il cronista del ‘Giornale’ che ha voluto fingersi ‘vu lava” a Bologna, all’incrocio tra viale Repubblica e via Stalingrado ed e’ stato cacciato dal racket. A Bologna il sindaco Sergio Cofferati in difesa degli automobilisti minacciati dagli atteggiamenti aggressivi di lavavetri clandestini, ha lanciato l’iniziativa ‘Semafori puliti’.


”Armato di spray e pelle di daino, anch’io, quando scatta il rosso, mi avvicino deciso alle vetture e do una rapida lustratina dopo essermi premurato di sollevare il tergicristallo. In circa mezz’ora incasso dai miei clienti motorizzati molti gesti di stizza, ma anche un totale di 5 euro di mancia”, racconta il cronista, mentre ”a dividersi la zona ci sono gia’ bengalesi e rom, ingaggiati e diretti non si sa bene da chi”.


Ma poi uno dei lavavetri all’opera nella zona bolognese estrae ”dal marsupio il cellulare e telefona a quello che probabilmente e’ il suo ‘principale’ – si legge- Trascorrono circa dieci minuti ed ecco materializzarsi un uomo che mi chiede chi sono e cosa faccio li”’. Il cronista racconta che si tratta ”di una persona di mezza eta’ dall’accento straniero (romeno? bulgaro?) che mi spiega che io a quell’incrocio non posso ‘lavorare’; usa proprio questo termine: ‘lavorare’. Gli dico che sono appena arrivato a Bologna e che un amico mi ha detto che facendo il lavavetri ai semafori si puo’ sbarcare il lunario. Il nostro ‘controllore’ e’ irremovibile: ‘Tu qui non ci puoi stare a meno che” -si sente dire il cronista del ‘Giornale’- A Meno che? ‘Se ti interessa, c’e’ una persona con cui mettersi d’accordo’.



Di piu’ non dice, scrive poi l’improvvisato ‘vu lava’, ”anche se la prospettiva -spiega- e’ fin troppo chiara: rinunciare allo status di lavavetri ‘autonomo’ e accettare quello di vu’ lava’ ‘subordinato”’.