Un’indagine condotta in 5 regioni -Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, Basilicata e Calabria- realizzata dal Censis su incarico della Pfizer, scopre una terza età nazionale orgogliosa e per niente attaccata agli stereotipi.

La grande maggioranza (75,4%) degli intervistati dichiara di non sentirsi anziana. Se la diffusione di questa percezione risulta per certi versi prevedibile nella fascia dei cosiddetti giovani vecchi (è infatti il 90,5% dei 60-64enni ad esprimersi in questo senso), il fatto che sia comunque la maggioranza dei 75-79enni (68,7%), ed una quota molto consistente degli 80enni e più (47,7%), a rifiutare per sè la definizione di |anziano| lascia intravedere delle trasformazioni importanti.

-La vecchiaia, secondo gli intervistati, arriva con una malattia (34,8%), o con la perdita dell’ autosufficienza (27,5%). A ciò si aggiungono con una certa frequenza gli eventi negativi e luttuosi: la solitudine (31,1%), la morte del coniuge (30,9%).

-E’ proprio lo stato di salute il principale elemento di vulnerabilità dell’anziano e come maggiore fonte di preoccupazione (il 37,4% teme soprattutto una malattia o un evento invalidante, ed il 35,3% si sente limitato nello stato di salute), e rispetto al resto della distribuzione sono numerosi anche gli anziani che dichiarano di essere preoccupati per il futuro dei loro cari (24,1%), così come è consistente la quota di quelli che si sentono limitati nella condizione economica (23,3%). Se in effetti emerge come minoritaria la quota di anziani che dichiarano di non sentirsi limitati in nessun ambito della loro vita (26,3%) e di non avere preoccupazioni particolari (20,4%), è però la grande maggioranza degli intervistati a dichiarare di sentirsi molto o abbastanza felice, il 68,8% complessivamente, con un’incidenza particolare tra i più giovani.
-Le quote di anziani che si dichiarano molto o abbastanza felici diminuiscono tra gli intervistati con titolo di studio meno qualificato, e soprattutto tra quelli che dichiarano una condizione socio-economica bassa o medio-bassa. Si registra poi una certa apprensione per la percezione di un indebolimento della loro situazione economica: se è vero infatti che la grande maggioranza degli intervistati possiede la casa nella quale abita (84,3%), è però molto alta anche la percentuale relativa a quelli che dichiarano di aver osservato nell’ultimo anno una riduzione dei loro risparmi (67,1%), ed il 25,9% ha parlato di una riduzione del reddito, inteso come potere d’acquisto.
-La quota più alta, il 23,8%, ritiene che per vivere serenamente questa fase della vita sia importante soprattutto mantenere la mente in allenamento informandosi, leggendo libri e frequentando cinema, teatri e musei. Il 19,4% crede nella necessità di fare una vita sociale attiva ed appagante per stare bene. Per l’81,3% sono soprattutto le abitudini ed il modo di vita di una persona a determinarne le condizioni di salute, mentre altri elementi, quali le condizioni dell’ambiente in cui si vive piuttosto che la fortuna o i fattori ereditari, vengono indicati da quote estremamente ridotte del campione. Il 41,0% infatti cerca di controllare autonomamente l’alimentazione ed il 37,1% di trascorrere del tempo passeggiando all’aria aperta.