Vedere, sentire, toccare, gustare, annusare. Ma anche percepire il dolore, provare il piacere, interrogarsi sul ‘gusto degli atomi’ e sul catalogo dei peccati, sul grande orecchio di Echelon e sulle neuroscienze. E, ancora, riflettere sugli stati della percezione e sulle loro trasformazioni, sul rapporto tra mondo sensibile e sovrasensibile, sulla gerarchia e sull’educazione dei sensi nella cultura europea, ma anche in quella asiatica e africana.

Saranno proprio i sensi, principale via di accesso al mondo esterno e a quello interiore, il filo conduttore della quinta edizione di Festival filosofia, in programma in oltre trenta luoghi di Modena, Carpi e Sassuolo da venerdì 16 a domenica 18 settembre per iniziativa dei tre Comuni, della Regione Emilia-Romagna, della Provincia, della Fondazione Collegio San Carlo, che cura il programma, e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Sponsor della manifestazione sono l’Unione industriali di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e Vivaceramica.

Dopo felicità, bellezza, vita e mondo il Festival accende dunque i riflettori su un nuovo tema e si prepara ad accogliere un pubblico che lo scorso anno ha permesso di registrare oltre 100 mila presenze (con un milione di pagine del sito web consultate in due mesi e mezzo).
Gli appuntamenti dell’edizione 2005 saranno quasi 190 – quasi tutti gratuiti – e consentiranno al pubblico di ascoltare lezioni di grandi maestri del pensiero contemporaneo: dal filosofo francese Jean-Luc Nancy, definito un ‘classico vivente’, a Peter Sloterdijk, uno dei pensatori tedeschi più innovativi e provocatori, dal biologo Edoardo Boncinelli allo psichiatra Vittorino Andreoli, da Umberto Galimberti al teologo Jürgen Moltmann, dal filosofo e storico dell’arte Georges Didi Hubermann al supervisore del Festival Remo Bodei.

E, ancora, dall’ex garante della privacy Stefano Rodotà al priore delle Comunità di Bose Enzo Bianchi, dallo studioso della Cina François Jullien a Salvatore Natoli, da Ermanno Bencivenga a Emanuele Severino, da Derrick De Kerckhove a Roberta De Monticelli, da Jean-Luc Marion a Silvia Vegetti Finzi, dal semiologo Paolo Fabbri al filosofo sloveno Slavoj Zizek Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma di contorno coinvolge la letteratura e il teatro (un ‘Processo a Platone’, viaggi nelle città invisibili di Calvino, Alessandro Piperno lettore di Proust), il cinema (una rassegna sul cinema indiano e ‘Musikanten’ di Franco Battiato, direttamente dalla Mostra di Venezia), le letture musicate (con Giovanni Lindo Ferretti e Milena Vukotic), i libri, le iniziative per bambini e ragazzi e le cene filosofiche che l’Accademico dei Lincei Tullio Gregory ha ideato per i ristoranti di Modena, Carpi e Sassuolo.

Tra le iniziative della quinta edizione anche conversazioni con i filosofi sui treni che collegano le tre città e narrazioni sulle panchine.
Diciassette le mostre, che spaziano dall’opera di Claudio Parmiggiani a quella dell’americano Dennis Oppenheim, dalla grafica di Picasso a Michelangelo Pistoletto, dal lavoro fotografico, inedito in Italia, di Luigi Ghirri sull’atelier del pittore Giorgio Morandi (del quale si possono ammirare anche venti opere rare o mai viste) ai volti dei Lama buddisti immortalati da Melina Mulas.
E, ancora, dai ritratti dei protagonisti dell’arte internazionale che dalla fine degli anni Quaranta frequentavano la biennale di Venezia agli oggetti d’arte da toccare, dagli inganni dell’occhio ai disegni realizzati nei lager da Alberto Cavallari, dai ‘Cuochi fatui’ degli illustratori italiani alle opere di Bertozzi e Casoni.

“L’Occidente – spiegano gli organizzatori – ha privilegiato la vista e l’udito, sensi della distanza, conoscitivi e misurabili, e ha trascurato quelli della vicinanza come il tatto, l’olfatto e il gusto in quanto soggettivi e imprecisi. Rendendo traducibili in concetti la vista e l’udito, il pensiero greco ha così posto le basi del razionalismo occidentale, che ha condotto a privilegiare anche nel bello e nell’arte la presenza di strutture formali precise, armoniche, proporzionate. La sensibilità moderna si stacca da questa concezione. L’accesso al mondo, fuori e dentro di noi, si è fatto più complesso e potenzialmente più ricco. Negato il carattere puramente passivo della sensibilità, se ne accentua quello attivo e costruttivo e lo stesso catalogo tradizionale dei sensi viene modificato, favorendo quelli privati rispetto a quelli pubblici e inaugurando una vera e propria rivincita della corporeità”.