“Una soluzione estemporanea, vuota di contenuti e causa di ripercussioni sugli enti coinvolti”.
È impietoso il giudizio dei sindacati modenesi del pubblico impiego sullo sportello unico per l’immigrazione attivato presso la Prefettura. Per Vincenzo Santoro e Giancarlo Vitelli, responsabili del comparto ministeri rispettivamente per la Fp-Cgil e la Fps-Cisl di Modena, la direttiva del Governo manca delle risorse umane necessarie per farla funzionare.

“Lo sportello unico per l’immigrazione è formato da rappresentanti della Prefettura, della Direzione provinciale del Lavoro e della Questura. È noto che attualmente questi uffici presentano una notevole carenza di organico che già da tempo determina ripercussioni sull’attività ordinaria – affermano Santoro e Vitelli – Alla Prefettura mancano 22 unità, la Direzione provinciale del Lavoro denuncia una carenza di oltre 50 unità e la Questura di Modena ricorre costantemente ai lavoratori interinali, cioè a collaboratori precari. Peraltro – continuano gli esponenti di Fp-Cgil e Fps-Cisl – vengono adibiti a mansioni burocratiche oltre quaranta agenti della Polizia di Stato che, di fatto, risultano sottratti ai compiti d’istituto per supplire alle carenze di organico del personale dell’amministrazione civile. Se a ciò si aggiunge il taglio degli organici previsto dalla Legge Finanziaria 2005, non si riesce a capire come il Governo intende applicare una norma da lui stesso emanata”.

Per i sindacati del comparto ministeri, inoltre, il provvedimento rischia di ottenere risultati ben diversi da quelli annunciati, e cioè di aumentare le procedure burocratiche che gli uffici di Prefettura, Questura e Direzione del Lavoro dovranno sbrigare per consentire l’ingresso in Italia dei lavoratori stranieri e delle loro famiglie. “Il Governo sembra affrontare il problema con la solita propaganda populistica, annunciando incrementi di organico resi possibili dalla mobilità di lavoratori provenienti da altre amministrazioni. Ma questi lavoratori non riusciranno a coprire neanche il turn-over – obiettano Santoro e Vitelli – Dal canto suo il ricorso ai lavoratori interinali, una prassi ormai consolidata, si presenta come una soluzione estemporanea che non favorisce un progetto occupazionale stabile e non offre quindi – concludono i due esponenti di Fp-Cgil e Fps-Cisl – alcuna garanzia per il futuro dei giovani”.