Hanno detto ‘si” dentro il Centro di permanenza temporanea di Modena. Non proprio l’ambientazione sognata da ogni sposa, ma d’altronde le nozze erano state gia’ fissate e l’alternativa era che lo sposo partisse, non per la luna di miele, ma per un rimpatrio coatto.

Cosi’ lui, un ragazzo marocchino di 22 anni che lavora in Italia ma non ha il permesso di soggiorno, e una ragazza di Reggio Emilia di 23 anni, si sono sposati all’interno del centro, aperto da tre anni, e di certo noto non per episodi di cronaca ‘rosa’. E alla fine della cerimonia lo sposo ha potuto lasciare la struttura.

I due, che si sono sposati con rito civile, si conoscevano da tempo. Le nozze erano gia’ state fissate, cosi’ come erano gia’ state avviate tutte le procedure necessarie per arrivare al matrimonio, pubblicazioni comprese. Solo che un controllo delle forze dell’ordine ci ha messo lo zampino. Il 22enne, che vive e lavora a Reggio Emilia, infatti e’ stato fermato e, dato che non aveva il permesso di soggiorno, e’ finito nel Centro.
C’e’ entrato il 21 maggio. Se entro 60 giorni, come prevede la legge, fosse stato compiutamente identificato (cioe’ se dall’anagrafe marocchina fosse arrivata la conferma del fatto che era cittadino del paese) allora il ragazzo sarebbe stato rimpatriato. Un’ipotesi molto plausibile considerato che le generalita’ del giovane non erano, viste anche le partecipazioni di nozze, un segreto.


Il ragazzo, affranto, si e’ sfogato della situazione paradossale con uno degli operatori che, nel centro gestito dalla Misericordia, assicura un servizio di dialogo e assistenza agli ospiti. Saputo il problema, e considerato che con il matrimonio il ragazzo avrebbe acquisito la cittadinanza italiana, tutto il Centro, la Misericordia, il Comune di Modena e la Prefettura hanno incominciato a lavorare per trovare una soluzione al caso, che, fanno notare al centro, e’ probabilmente il primo in Italia e presenta diversi ostacoli amministrativi.

Alla fine tutto e’ stato messo e punto, e i ragazzi hanno potuto sposarsi. E cosi’ lo sposo ha potuto uscire immediatamente dal centro. Ad accoglierli all’uscita del Cpt niente riso, ma un applauso scrosciante di tutto il personale del centro che non ha voluto far mancare un dono di buon augurio: un candido bouquet di gigli e margherite.