I Carabinieri del Reparto operativo del Comando Provinciale di Bologna hanno arrestato quattro cittadini rumeni, tre uomini ed una donna, con l’accusa di sequestro di persona, riduzione in schiavitù, induzione alla prostituzione e favoreggiamento dell’introduzione di cittadini irregolari.

L’operazione nasce da una segnalazione effettuata da un cittadino rumeno regolare presentatosi presso l’Arma di Cuneo per riferire di essere in contatto telefonico con una sua connazionale, la 19enne M. E., che gli aveva comunicato di essere tenuta segregata presso una città che non sapeva bene indicare, ma che poteva localizzare tra Verona, Ancona e Bologna. Le immediate attività tecniche di intercettazione, avviate in procedura d’urgenza dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bologna non appena informati dai colleghi di Cuneo, consentivano di individuare la posizione approssimativa del cellulare con il quale la giovane comunicava ma non di localizzarlo con esattezza. Solo una successiva più specifica apparecchiatura capace di triangolare le frequenze radio e quindi di individuare con l’approssimazione di poche decine di metri la fonte del segnale, premetteva la localizzazione dell’apparecchio in un ristorante in via Agucchi, alla periferia di Bologna, dove la vittima era stata momentaneamente condotta. Lì venivano sorpresi quattro cittadini rumeni, che dopo i primi accertamenti risultavano tutti gravati da precedenti penali.


La giovane rumena, nella successiva ricostruzione dei fatti, è risultata essere stata chiamata in Italia dalla sua conoscente, con la speranza di un lavoro regolare. Giunta in pullman all’area autostradale di Cantagallo, presso Bologna, era però stata prelevata dai quattro che l’avevano condotta presso la loro abitazione di via del Pilastro, sempre a Bologna. La ragazza, in seguito, era riuscita a dare le indicazioni circa la localizzazione della casa, grazie ai cartelli che aveva visto lungo il tragitto in autostrada entrando nel capoluogo felsineo, che indicano appunto tra gli altri Bologna, Ancona e Verona. Nella casa, mostrandole una pistola e minacciandola violentemente, gli aguzzini le avevano prospettato la via della prostituzione. A quel punto, sfruttando una loro disattenzione, poiché non si erano accorti di un cellulare in suo possesso, aveva cominciato ad inviare le richieste di aiuto. Le perquisizioni eseguite presso il domicilio dei carcerieri consentivano il recupero della pistola, poi rivelatasi una verosimile riproduzione ma priva del tappo rosso e corredata da 44 cartucce dello stesso calibro tutte occultate sotto un divano, telefoni cellulari, qualche oggetto provento di furto, nonché tracce della presenza di numerose altre persone, come documenti falsificati relativi a donne dell’est europeo, a riscontro delle affermazioni della giovane circa la presenza in un appartamento nello stesso stabile di numerose altre ragazze slave controllate da un albanese. Di queste però non ne veniva trovata nessuna, mentre l’albanese, identificato, è attivamente ricercato.

I quattro rumeni sono stati quindi sottoposti a fermo, convalidato dall’Autorità Giudiziaria, per sequestro di persona, riduzione in schiavitù, induzione alla prostituzione e favoreggiamento dell’introduzione di cittadini irregolari.