Ha dovuto ricorrere al Tar di Bologna, che gli ha dato ragione, un insegnante invalido trasferito da Sassuolo a Mirandola per aver omesso una crocetta, peraltro non dovuta, su un modulo del Centro servizi amministrativi (Csa), l’ex Provveditorato agli studi. E’ definita ”un’incredibile storia di ordinaria burocrazia” quella rivelata dal sindacato Cisl Scuola di Modena, al quale il docente si era rivolto per farsi riconoscere i suoi diritti.


La vicenda comincia il 13 maggio dell’anno scorso, quando G.S., 56 anni, insegnante di discipline giuridiche ed economiche e invalido del lavoro al 50 per cento dal 1967, compila come ogni anno la domanda di aggiornamento per l’immissione nelle graduatorie permanenti provinciali per l’anno scolastico 2004/2005. ”L’uomo ha diritto alla riserva, cioè alla quota di posti disponibili per gli incarichi annuali che, per legge, devono essere destinati ai docenti ‘riservisti’ – racconta il segretario provinciale della Cisl Scuola, Luigi Belluzzi – Non barra l’apposita casella sul modulo del Csa, ma allega per scrupolo il certificato che attesta la sua invalidità. Quando esce la graduatoria provvisoria, si accorge che non gli è stata riconosciuta la riserva. Ci chiede di occuparci del caso e al Csa di Modena ci assicurano che nella graduatoria definitiva l’errore sarà corretto. Invece non accade e G.S. si ritrova in fondo alla graduatoria”.

Al posto di un incarico di 18 ore settimanali all’istituto Morante di Sassuolo il professore, che abita a Pavullo, si vede assegnare prima una cattedra di sole dodici ore al Galilei di Mirandola, poi un incarico di sedici ore al Paradisi di Vignola.
Il danno è duplice: oltre a impiegare molto più tempo per raggiungere la sede di lavoro, con i relativi costi, il docente si ritrova con uno stipendio più basso del 30 per cento. Dopo un tentativo di conciliazione con il Csa, fallito, l’inevitabile ricorso al Tar, che dà ragione al docente, intima l’annullamento della graduatoria e condanna il Ministero dell’Istruzione al pagamento delle spese legali.
Ma il Csa di Modena – prosegue la nota sindacale – non rispetta la sentenza, emessa a metà novembre 2004, costringendo G.S. a rivolgersi al difensore civico della Regione Emilia-Romagna, che gli conferma il giudizio favorevole ed esorta, invano, il Csa a ottemperare. Ci vuole una diffida dell’avvocato per chiudere la vicenda, alla fine di febbraio 2005, quando finalmente l’uomo ottiene l’incarico a Sassuolo che gli spettava da settembre. ”Per sei mesi questo lavoratore della scuola ha sopportato disagi e stress che avrebbero potuto essergli evitati con un minimo di buon senso – commenta Belluzzi – E’ triste che i docenti non possano concentrarsi sulla loro missione e debbano a volte sprecare tempo, energie e risorse per rincorrere i danni provocati da una burocrazia sorda e cieca, che in questo caso ha anche usato denaro pubblico con eccessiva disinvoltura. G.S.,
infatti, ha chiesto un risarcimento di 6.000 euro; soldi che – conclude il segretario della Cisl Scuola – appartengono ai cittadini e avrebbero potuto e dovuto essere risparmiati”.