Uova avvelenate abbandonate in un campo, probabilmente allo scopo di eliminare gli animali selvatici. L’episodio è stato scoperto domenica scorsa a Monteombraro di Zocca dalla Polizia provinciale, durante un sopralluogo per il censimento delle starne e delle pernici rosse.

Gli agenti prima hanno notato sul terreno nei pressi di una letamaia alcune uova: una ancora intera aveva un piccolo foro di siringa. Poi, poco lontano i cadaveri di un gatto, di una volpe e di una poiana. Le uova sono state recuperate e consegnate all’Istituto zooprofilattico di Modena per le analisi che dovranno stabilire il tipo di veleno utilizzato. La Polizia provinciale aveva programmato in questa zona un intervento di selezione del cinghiale la cui proliferazione sta provocando gravi danni all’agricoltura. L’operazione è stata rimandata in attesa di una completa bonifica di tutta l’area perché eventuali altre uova, o boccioni avvelenati, potrebbero mettere a rischio l’incolumità dei cani da caccia utilizzati per questo tipo di intervento.

I casi di avvelenamento di animali con esche e bocconi contenenti sostanze tossiche, se non veri e propri veleni come la stricnina, sono in aumento – spiega la nota – nonostante questa pratica sia severamente punita per legge. Secondo i dati dell’Istituto zooprofilattico di Modena nel 2003 sono state esaminate 15 carcasse portate da altrettanti cittadini insospettiti dalla morte improvvisa del loro animale e 17 esche e bocconi trovate soprattutto in Appennino ma anche in aree pubbliche a Modena, Carpi e Sassuolo.

Per far fronte a questo problema la Provincia di Modena ha avviato un Osservatorio sulle tipologie di avvelenamento degli animali domestici, promuovendo al contempo un’azione di contrasto del fenomeno che coinvolge l’Istituto, il servizio veterinario dell’Ausl di Modena, l’Ordine dei medici veterinari e il Comune di Modena.