Nel 2003 in Emilia-Romagna ci sono stati meno morti sul lavoro rispetto al 2002: 151 contro 180. Il
dato è contenuto nel rapporto regionale annuale dell’Inail, secondo cui, sempre nel 2003, sono stati denunciati 140.380 incidenti sul lavoro, un dato in lieve crescita rispetto al 2002 quando erano stati 139.691 (ma l’incremento – sottolinea l’Inail – è da ricercare negli effetti della nuova legislazione
che ha allargato la platea degli assicurati).


“Ci sono segni confortanti di una inversione di tendenza rispetto al passato”, ha sottolineato il direttore regionale dell’Inail, Pietro Paone, presentando il rapporto. E per il 2004 le previsioni sono decisamente positive con un calo ulteriore di incidenti e decessi: rispettivamente, 127.000 e
131, con una prevalenza di morti (51%) dovuti a incidenti stradali nel corso delle attività lavorative.
Il rapporto segnala anche i primi casi di ‘mobbing’ (emarginazione sul
lavoro): nel 2003 le denunce sono state 9 (2 accolte) e nel 2004 sono state 14 (8 accolte).

Dei 151 infortuni mortali denunciati nel 2003, 25 sono avvenuti in provincia di Bologna, 24 a Modena, 23 a Reggio Emilia. Gli incidenti mortali nelle varie province sono tutti in calo con l’eccezione di Forlì-Cesena (19 morti rispetto ai 12
del 2002) e Parma (18 morti contro i 13 dell’ anno precedente). A Ferrara e a Piacenza sono stati 15, e 6 sia a Rimini che a Ravenna (che nel 2002 aveva avuto 20 morti). I comparti in cui si sono verificati più incidenti mortali sono quelli del
terziario (che rappresenta il 43% di cui il 9% rappresentato dal commercio) e della industria (36%) in cui le costruzioni incidono per il 15%. L’agricoltura è al 9%.

“Si tratta di piccoli segnali, ma dopo anni si intravedono finalmente spiragli di speranza”, ha ribadito Paone ricordando che questa tenue inversione di tendenza va attribuita in gran
parte all’ azione comune indirizzata alla prevenzione e al controllo che in Emilia-Romagna coinvolge Inail, Inps, Regione, direzione regionale del Lavoro in un piano specifico avviato da
alcuni anni. Strumento il cui merito è stato ricordato anche dall’assessore regionale al Lavoro, Mariangela Bastico, che comunque ha rilevato come “ci sia qualche dato positivo, ma i
numeri dei morti e degli incidenti invalidanti restano molto preoccupanti e inaccettabili”. Secondo Bastico, “il lavoro congiunto tra vari enti che hanno compiti di controllo della sicurezza e prevenzione va continuato, perché la tendenza
positiva deve essere rafforzata quotidianamente”. L’assessore ha pure criticato la destrutturazione del mercato del lavoro favorita dalla Legge 30 e ha ricordato che “più il lavoro è instabile più è insicuro”, come dimostra anche lo stesso rapporto Inail. Nel 2003 infatti, gli incidenti sul lavoro sono
aumentati per categorie “deboli” sul piano contrattuale come immigrati (+9% sul 2002), ‘co.co.co’ (+10%) e soprattutto lavoratori interinali (in affitto) che hanno registrato un
incremento di incidentalità del 29%.

Anche Luigi Montuschi,
ordinario di Diritto del Lavoro all’ Ateneo felsineo e decano dei giuslavoristi bolognesi, ha sottolineato che “più flessibilità e mobilità vogliono dire minore tutela, perché i lavoratori che passano da un luogo di lavoro all’ altro non sono in grado di rendersi conto di rischi e pericoli. Il problema – ha sottolineato – è quello della qualità del lavoro e della responsabilità sociale dell’impresa”. Montuschi ha pure annunciato che l’Università, in collaborazione con l’Inail, sta preparando un Master sulla Sicurezza che interesserà varie discipline come Giurisprudenza, Medicina del Lavoro, Economia e altre ancora. Sarà un corso di alta formazione integrato da stage, rivolto a esperti e tecnici sia del privato che della pubblica amministrazione.