Le aule saranno pure affollate, gli alloggi scarsi e le borse di studio elargite con il contagocce, ma le università italiane soddisfano chi le frequenta. A tal punto che 7 neodottori su 10 (usciti dalle lauree vecchio tipo o da quelle brevi), se una macchina del tempo li riportasse indietro, farebbero lo stesso percorso: stesso ateneo, stessa facoltà.


E’ quanto emerge dall’ultima indagine Almalaurea che è stata presentata oggi in anteprima al Salone dello Studente. La ricerca, nata in collaborazione con il comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, ha accertato il livello di soddisfazione dei circa 40 mila laureati della prima sessione 2004 su esami, infrastrutture, servizi per il diritto allo studio, esperienza fatta.

Se i dottori, post e pre-riforma, sono concordi nel mostrarsi tutto sommato soddisfatti delle strutture universitarie (pur lamentandosi per la scarsa dotazione di computer e spazi per lo studio individuale promuovono infatti aule e biblioteche) mostrano comportamenti diversi su frequenza alle elezioni, stage e soggiorni all’estero. I triennalisti seguono le lezioni più dei colleghi delle facoltà del ‘vecchio regime’, 74% contro il 57%, e detengono anche il primato per la partecipazione a stage e tirocini: 61% contro il 19%.

Per quanto riguarda, invece, i soggiorni all’estero, già scarsi in generale (12%), rappresentano davvero una scelta di minoranza tra i laureati triennali, 7% (contro il 13,6% dei laureati pre-riforma).

La ricerca sonda il parere dei nuovi dottori sui servizi al diritto allo studio. Se si escludono le mense (sono frequentate dal 56,6% degli studenti ma vengono promosse, in quanto a qualità dei pasti, solo da 3 studenti su 10) gli altri servizi coprono percentuali molto basse di laureati. In fondo alla classifica si piazzano decisamente gli alloggi a cui ha accesso solo il 4,6% degli studenti. Poco più di 2 su 10 ha usufruito di borse di studio, il 10% di buoni per l’acquisto di libri e appena il 5% di buoni per l’acquisto di mezzi informatici.